Sono meglio i fondi o gli ETF? Ecco dove investire nel modo migliore

12 Gennaio 2022

meglio fondi o ETF

Sono meglio i fondi o gli ETF? Alla luce delle (poche) certezze che abbiamo la risposta è una. Per l’investitore è più conveniente impiegare il proprio denaro in fondi passivi, lasciando perdere i prodotti tradizionali.

ETF o fondo di investimento?

A settembre 2021 tutte le principale testate economiche titolavano “l’anno d’oro del risparmio gestito”, a conferma del trend rialzista che ha fatto incassare ai fondi aperti 6,6 miliardi, compensando ampiamente la perdita subita dai portafogli passivi, ovvero ETF (-811 Milioni). Alla luce di ciò il mercato continua ad apprezzare i fondi tradizionali, quelli che si trovano in banca.

Tuttavia l’eterno dibattito tra gestione attiva e gestione passiva del proprio portafoglio è lungi dal trovare una visione unitaria. Senza dubbio il fondo ha dalla sua due grandi vantaggi:

  • la forza commerciale e persuasiva dei consulenti bancari
  • la lunga tradizione derivante dal fatto che il prodotto è disponibile dal 1984.

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C’è però da fare una ricca e dolorosa premessa da fare: possedere le competenze per affacciarsi al mondo dell’investimento è cosa rara, scegliere arbitrariamente su cosa investire dopo aver letto un paio di “guru del web”, invece, no. Nonostante gli investitori credano di conoscere i principali metodi d’investimento, infatti, molti risparmiatori ancora non conoscono le differenze tra un fondo aperto d’investimento e un Exchange Traded Fund (ETF). Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Cosa sono gli ETF

Gli Exchange Traded Fund, comunemente detti ETF, come suggerisce il nome, sono fondi che possono essere scambiati e compravenduti come singole azioni, seguendo trend rialzisti o ribassisti.

Al contrario delle azioni, che si riferiscono all’andamento di un singola azienda, gli ETF clonano l’andamento di un intero segmento industriale (per esempio la robotica), oppure di un mercato, o di un intero paese.

Gli ETF sono anche il principale strumento per chi si vuole affidare a una gestione passiva del risparmio: una tecnica d’investimento che prevede che il gestore replichi la performance di uno o più indici di rifermento (benchmark). Se il mercato sale di 100, l’ETF sale di 100. Se il mercato scende di 50, l’ETF scende di 50. In altre parole, è un po’ come attivare il pilota automatico. Questa teoria si basa sul concetto che un mercato efficiente alla lunga sarà difficile da battere. Per questo motivo non rimane che copiarne fedelmente l’andamento.

A ben vedere, pare chiaro come gli ETF siano particolarmente indicati per gli investitori che hanno fiducia nel mercato e che desiderino investire in un portafoglio diversificato eseguendo un’unica operazione.

Come funzionano gli ETF

L’obiettivo di un ETF è quello di riprodurre il più fedelmente possibile il benchmark a cui si riferisce, ossia il parametro oggettivo che aiuta a valutare la performance del portafoglio rispetto al mercato. Per attenersi all’indice di mercato il gestore può utilizzare due metodi:

1. La replica fisica: con la quale il gestore detiene le singole azioni e obbligazioni che compongono l’indice;

2. La replica sintetica: con la quale i titoli di credito non sono detenuti direttamente, ma la crescita del portafoglio è determinata dai prodotti derivati che sono responsabili dell’evoluzione del sottostante.

Ciò detto, pare chiaro come gli ETF non debbano sottostare a lunghe e complesse analisi prima del loro utilizzo, il che li rende economicamente molto più vantaggiosi dei fondi. Tuttavia, anche gli ETF presentano differenze in termini di costo e qualità: il confronto tra la performance del singolo ETF e l’indice di mercato sottostante è un passaggio obbligatorio per l’investitore consapevole. Basare il proprio investimento sul solo costo potrebbe essere sintomo di superficialità.

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Cosa sono i fondi comuni di investimento

I fondi comuni d’investimento sono contenitori di prodotti finanziari gestiti da apposite società che cercano di ottenere performance superiori a quelle dei mercati in cui investono. Ogni fondo, in particolare, si confronta con un certo parametro oggettivo, detto benchmark.

Mentre un ETF, per definizione, replica lo stesso, un fondo potrà ottenere performance migliori o peggiori rispetto al proprio parametro di riferimento.

Esistono tanti tipi di fondo, tuttavia le categorie più comuni sono tre:

Fondi azionari: nei quali s’investe in azioni e obliggazioni convertibili, eseguendo operazioni ad alto rischio che possono portare a profitti maggiori.

Fondi obbligazionari: nei quali s’investe principalmente in obbligazioni ordinarie e titoli di Stato, eseguendo quindi operazioni a basso rischio che porteranno, ragionevolmente, a profitti minori.

Fondi bilanciati: rappresentano un mix di azioni e obbligazioni, lasciando al gestore una certa discrezionalità nell’allocazione del portafoglio.

Gli investitori che scelgono i prodotti del risparmio gestito comunemente denominati fondisti e ognuno di essi è tenuto ad affrontare diversi costi:

  • Commissione d’ingresso/uscita: consiste in una parte del primo versamento effettuato. Di norma, la commissione d’ingresso segue un andamento inversamente proporzionale all’investimento: più s’investe, minore sarà la commissione. Esiste una minoranza di fondi che non richiedono questo primo versamento, i cosiddetti fondi no load. Questi, però, comportano spesso una commissione di uscita, applicata al momento del disinvestimento, se lo stesso avviene entro un certo numero di anni.
  • Commissione di gestione: si tratta del vero e proprio pagamento inerente alla gestione del fondo. Nulla di sorprendente, dal momento che nessuno si aspetta di chiedere lavoro altrui gratuitamente. Viene calcolata su base annua, e può esserne richiesto il pagamento su base trimestrale, semestrale o annua.
  • Extra-commissione di performance: non tutti i fondi richiedono questo particolare tipo di commissione. La sua esigibilità è strettamente legata ai livelli di profitto raggiunti. Sopra un determinato target, alcuni fondi potrebbero richiederla.

Come funzionano i fondi?

L’obiettivo di un fondo d’investimento, al contrario degli ETF, non sarà quello di replicare il benchmark, ma di cercare di batterlo. Considerato un orizzonte a medio lungo termine i fondi a gestione attiva che battono il benchmark esistono, ma sono una piccola minoranza.

Di conseguenza, se la nostra intenzione è quella di propendere per il percorso da fondista, non possiamo non tenere in considerazione l’indicatore più importante in tal senso. L’Alfa di Jensen è un termometro di qualità fondamentale che dovrebbe essere determinante per la nostra sottoscrizione. Un altro aspetto da tenere ben presente è la persistenza nella performance.

Solo se il benchmark è “battuto” in diverse condizioni di mercato possiamo eventualmente pensare di sottoscrivere il fondo. In caso contrario meglio lasciare perdere. Welcome ti darà tutti gli strumenti per valutare i fondi che ti interessano.

Il parere di Segreti Bancari

Una volta avuta un’overview delle nostre opzioni non sarà difficile immaginare come gli amanti della gestione attiva facciano leva sul rischio di liquidità degli ETF, mentre gli amanti della gestione passiva invitino a stare alla larga dai fondi a gestione attiva, poiché troppo costosi.

Iniziamo sicuramente col dire che questi due diversi strumenti rispondono ad altrettanto diverse esigenze. Se il risparmio gestito tramite ETF meglio si presta per piani di investimento a medio e lungo termine (5-20 anni), il fondo risulta molto più adatto per piani di investimento di breve periodo.

Infatti nel lungo periodo diminuiscono le probabilità che il gestore batta il benchmark, mentre l’incidenza dei costi diventa molto importante e penalizzante.

Il punto del discorso però qui è un altro: quali sono i vostri obiettivi? Quanto siete propensi a delegare ad altri la gestione del vostro denaro? Quanto siete preparati in ambito finanziario e a quanto ammonta il vostro capitale? Senza aver risposto prima a questa domanda ogni approfondimento del caso resta pura speculazione scientifica.

In linea di massima l’investitore accorto farà bene a preferire gli Exchange Traded Funds rispetto ai fondi tradizionali, a patto di scegliere i prodotti migliori, nell’ambito di una corretta asset allocation e di un efficace piano di ottimizzazione del portafoglio.

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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari