9 errori da evitare riguardo agli investimenti finanziari.

20 Luglio 2022

errori investimenti finanziari

Per migliorare la redditività del tuo portafoglio non basta avere le competenze giuste. Serve anche conoscere alcuni errori relativi agli investimenti finanziari che, se commessi, abbatteranno in modo drastico i tuoi guadagni rispetto a quelli che potresti ottenere evitandoli. Vediamo quali sono le trappole più frequenti in cui le persone incappano e come fare per evitarle.

Mancanza di strategia

Molto spesso gli investitori si approcciano ai mercati senza una strategia efficace e prestabilita a priori. Ad esempio molte persone costruiscono un portafoglio con il tipico approccio dal basso verso l’alto. In assenza di una completa cabina di regia la selezione dei titoli avviene sulla base di previsioni circa il futuro andamento dei mercati, di consigli o di sensazioni personali.

Il difetto nell’asset allocation strategica conduce a una serie di problemi, primo fra tutti la mancanza di armonia all’interno del portafoglio. L’investitore che usa questo approccio si trova a dover fronteggiare i seguenti inconvenienti:

  • sovraesposizione di Paesi/settori o aree di investimento;
  • eccessiva concentrazione degli investimenti o, al contrario, eccessiva frammentazione;
  • elevata correlazione tra i componenti del portafoglio;
  • scarsa diversificazione valutaria;

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Diversificazione insufficiente

L’investitore tende a concentrare il proprio portafoglio su ciò che conosce meglio. Ad esempio dando un’enfasi eccessiva agli strumenti finanziari emessi o quotati nel proprio Paese di origine (home country bias). Altre volte la diversificazione è solo apparente.

A fronte di una pluralità di strumenti finanziari, il portafoglio è concentrato su pochi titoli poiché questi ultimi sono presenti su più fronti, creando delle pericolose sovrapposizioni. Un discorso analogo riguarda la diversificazione valutaria. Molti portafogli sono per lo più denominati in euro, o prevedono la copertura sistematica dal rischio di cambio.

Questo è penalizzante nel lungo periodo, poiché una eventuale crisi della moneta unica travolgerebbe il portafoglio. Meglio, al contrario, detenere una quota impiegata in divise estere come, ad esempio, il dollaro, lo yen o la sterlina.

Errato orizzonte temporale

Quando si tratta di scegliere la finestra temporale al termine della quale valutare i risultati gli investitori diventano miopi. Essi, infatti, tendono a sottostimare il proprio orizzonte dimenticando che la maggior parte di noi investe fino che è vivo. Alcuni, inoltre, hanno anche degli eredi cui pensare. Ciò implica che l’orizzonte dell’investimento va oltre la vita stessa dell’investitore.

La miopia finanziaria spinge le persone ad essere troppo conservative. Ciò comporta una ridotta capacità di rischio e il conseguente abbattimento delle performance di lungo periodo. In ultima analisi ciò produrrà un livello di ricchezza inferiore a quello potenziale.

Trascurare l’inflazione

L’aumento generalizzato dei prezzi è nocivo per gli investimenti. Se questi ultimi non producono un guadagno superiore alla svalutazione monetaria il potere di acquisto del capitale si ridurrà. L‘illusione monetaria è quel fenomeno, scoperto dal Nobel Franco Modigliani, secondo cui gli investitori si sentono più ricchi quando dispongono di un numero maggiore di moneta.

Occorre, invece, che la redditività media di lungo periodo di un portafoglio finanziario superi il tasso di inflazione. Tale eccesso di valore rappresenta la remunerazione vera, reale. Al contrario la quota di rendimento corrispondente alla svalutazione monetaria serve a mantenere stabile il potere di acquisto del patrimonio.

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Nutrire aspettative non realistiche

Gli investitori tendono ad inseguire le performance. Essi non si limitano a detenere quegli strumenti finanziari che hanno reso di più nel recente passato. Al contrario pensano che rendimenti elevati siano la norma. Trascurando il fenomeno della regressione verso la media essi entrano nei mercati quando gli stessi sono ai massimi.

Invece di puntare ad una crescita “istantanea” del proprio portafoglio è bene concentrarsi su investimenti che offrano un tasso di crescita sostenibile nel tempo. L’effetto “compounding” della capitalizzazione composta farà crescere il capitale, preservandolo da cadute disastrose che seguono performance fuori dal comune.

Errato calcolo del rischio

Quando un investitore compone il portafoglio con lo specchietto retrovisore, il più delle volte sottostima i rischi. Oppure, al contrario, enfatizza la volatilità di breve periodo scordando i vantaggi del lungo termine.

Un punto in più di volatilità è senza valore. Un punto in più di rendimento è senza prezzo.

Jack Bogle – fondatore di Vanguard.

Scarsa preparazione

Quando le cose vanno bene il senso di overconfidence aumenta. Accade così che gli investitori si accostino ai mercati senza l’adeguata preparazione. Il tutto si rivolta contro nel momento stesso in cui le cose andranno male. Esistono due competenze che l’investitore deve possedere:

  • conoscenze tecniche e storiche, relativi ai mercati ed al loro funzionamento;
  • competenze emotive, relative all’autodisciplina e a al controllo.

Trascurare i costi

I costi sono un elemento fondamentale da cui dipende la redditività di lungo periodo di un portafoglio. Essi, inoltre, ricadono completamente sotto il controllo dell’investitore. Evitare strumenti cari ed inefficienti, come fondi comuni, certificates, polizze e quant’altro e scegliendo, invece, prodotti efficienti come gli ETF è il primo passo per migliorare gli utili.

Tanto più bassi saranno i guadagni futuri attesi dalle varie forme di investimento (azioni, obbligazioni, liquidità), tanto più importante sarà il ruolo dell’ottimizzazione di oneri e tasse.

Farsi guidare dalle emozioni

Si tratta di uno dei più comuni errori relativi agli investimenti finanziari. Ecco una breve sintesi degli stessi:

  • Avversione alle perdite (loss aversion). Il Nobel Daniele Kahneman ha dimostrato che il dolore associato ad una perdita è pari al doppio del piacere associato ad un guadagno. Questa scoperta, che invalida la teoria microeconomica precedente, spiega come mai gli investitori siano restii a vendere in perdita, ad assumere rischi in vista di guadagni elevati, o tendano a consolidare troppo presto i guadagni ottenuti.
  • Action bias. Mentre sui mercati molto spesso l’inattività premia, molti investitori esibiscono una sorta di iperattività. Guidati dal flusso incessante di notizie essi movimentano il portafoglio con frequenza non necessaria nel tentativo di migliorare la performance. Al contrario i rendimenti sono spesso inferiori a quelli realizzati da un portafoglio poco mosso.
  • Recency bias. La tendenza a proiettare in futuro il recente andamento del passato spinge gli investitori a perdere opportunità importanti quando i mercati sono scesi. Il timore di “perdere tutto” rimanda decisioni di acquisto che potrebbero gettare i semi di guadagni futuri elevati. Al contrario l’enfasi sulle performance eccezionali di breve periodo spinge ad acquisti tardivi, con conseguenti ribassi successivi.
  • Comportamento gregario e autobiasimo. Le persone preferiscono perdere in compagnia che guadagnare da sole. Così, nel tentativo di non sentirsi “stupide” imitano il comportamento del gregge. Ciò induce a comprare quando i mercati sono ai massimi e a vendere in prossimità dei minimi.
  • Procrastinazione. Per timore di vedere scendere il valore dei propri investimenti nel breve periodo gli investitori stanno alla finestra nell’attesa che le cose siano chiare. Oltre al fatto che sui mercati non ci sono certezze, quando il sentiment è molto positivo è probabile che gran parte dei guadagni siano alle spalle.

Come evitare gli errori sugli investimenti

Segreti Bancari è on line dal 2010 per aiutarti a aumentare i rendimenti dei tuoi investimenti, riducendo i costi ed abbattendo i rischi. Ecco come possiamo aiutarti nello specifico, a seconda delle tue esigenze:

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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari


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