I Certificati di Deposito. Opportunità di Investimento o “Sola”?

20 Luglio 2012

Su richiesta di un lettore, esamineremo insieme le caratteristiche dei Certificati di Deposito

In passato i certificati di deposito hanno conosciuto alterne fortune. Oggi sono di nuovo di moda. Scopri perché e quali sono le loro caratteristiche

Era il 1996 quando l’allora Governo Prodi scrisse la parola FINE ad uno strumento finanziario molto in voga: i certificati di deposito. E lo fece elevando al 27% l’aliquota di imposizione fiscale, mettendoli definitivamente fuori mercato. Fino ad allora, questo prodotto aveva riscosso un notevole successo, per una ragione ben precisa che scoprirai proseguendo nella lettura.

Oggi, grazie ad un regime fiscale più favorevole, i “CD” sono tornati di moda. Ma i nodi del prodotto restano gli stessi ed il consiglio è: maneggiare con cura.

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Obiettivo: investimento sicuro

Inutile dirlo. I certificati di deposito nascono con l’obiettivo di offrire ai risparmiatori un investimento sicuro ma remunerativo. Si tratta, a tutti gli effetti, di un deposito bancario vincolato e rappresentato da un titolo di credito dematerializzato (il certificato, per l’appunto).

La prima cosa da sapere è che esistono due tipologie di certificato: quelli nominativi – ossia intestati al depositante e quelli al portatore. La differenza è notevole dal punto di vista della sicurezza. Solo i titoli nominativi, infatti, godono della copertura del fondo interbancario di tutela dei depositi che assicura gli stessi fino ad un massimo di 100.000 euro per depositante.

Normalmente le banche emetteranno CD nominativi, per rispondere alla crescente necessità di sicurezza da parte dei risparmiatori, ma ricorda di verificare questo aspetto fondamentale. Sì, perché il rischio insito nell’operazione è il rischio controparte, ossia la possibilità che la banca emittente “salti” così da non essere più in grado di rimborsare il tuo credito alla scadenza.

Se il titolo ha una durata breve (ossia di qualche mese) di solito interessi e capitale sono pagati insieme alla scadenza. Altre volte la banca pagherà alla scadenza il solo capitale distribuendo interessi periodici.

I punti di forza e di debolezza

I CD hanno un punto di forza e due punti di debolezza. Essi sono più convenienti rispetto ai conti correnti, poiché pagano interessi superiori e a volte concorrenziali rispetto ai conti deposito liberi. Ma hanno due grossi limiti:

  • non sono smobilizzabili prima della scadenza salvo rare eccezioni
  • il loro rendimento è inferiore molto spesso a quello di un BOT o di un conto deposito vincolato

Facendo le somme io direi che nel novanta per cento dei casi i certificati di deposito non sono un’alternativa allettante per il tuo investimento sicuro. Il fatto che non siano smobilizzabili prima della scadenza, né quotati su un mercato regolamentato è un limite non da poco.

Ma allora, come mai sono stati così popolari in passato e stanno conoscendo una nuova giovinezza? Il motivo va ricercato nella scarsa preparazione del risparmiatore italiano e nella diffusione capillare delle banche sul territorio. L’italiano “medio” non si informa, non ha voglia nè tempo di formarsi una cultura finanziaria di base, così finisce con il fare quello che la banca gli propone.

Questa è la ragione per cui tanti strumenti finanziari inefficienti continuano a prosperare per la gioia dei banchieri e dei bancari. Le banche dispongono di una fidelizzazione secolare che sfruttano a proprio vantaggio. Intendiamoci, i certificati di deposito sono ancora il meno peggio ma prima di sottoscriverli occorre valutarne appieno la convenienza.

Se sei disposto a lasciare soldi investiti fino alla scadenza e il loro rendimento è superiore a quello di un conto deposito svincolabile, allora sottoscrivili. Ma valuta sempre caso per caso, se vuoi investire in modo intelligente i tuoi sudati risparmi.

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