Piani individuali di risparmio: 3 lezioni dal fallimento dei Pir

31 Luglio 2019

pir piani individuali di risparmio

Pir investimento che ha deluso. Ora la metà degli ETF chiudono i battenti. Ecco cosa la storia ci insegna.

Investire in Pir

I piani individuali di risparmio sono strumenti finanziari nati con lo scopo di favorire la crescita dell’economia italiana. In particolare i fondi Pir dovevano investire in modo preponderante nelle azioni e nelle obbligazioni delle piccole e medie imprese italiane.

Oltre a ciò, il pir era un investimento che comportava sconti fiscali sui proventi. Intendo dire che era prevista l’esenzione delle imposte sui guadagni, a patto che il pir venisse conservato per cinque anni.

Grazie all’attrazione che l’esenzione fiscale comporta, molti pir hanno fatto la loro comparsa sul mercato. Tra questi anche gli ETF, apertamente osteggiati dalle banche.

La metà di essi, infatti, ora chiude i battenti consegnandoci però tre lezioni importanti sul come investire.

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Mai scegliere un investimento pensando al fisco

Per recuperare le minusvalenze gli investitori sono davvero pronti a tutto. Anche se ciò comporta scelte di investimento irrazionali.

In particolare i Pir erano fin da subito investimenti rischiosi. In altre parole, dimenticare che essi avrebbero investito in aziende di medio/piccola capitalizzazione solo per pagare meno tasse era assurdo.

Oltre a ciò non era affatto certo, né lo è tutt’ora, che i fondi pir generino utili tali da comportare un beneficio fiscale. E se essi chiuderanno in perdita?

In breve: scegliere un investimento pensando solo alle sue implicazioni fiscali è un grave errore. Non solamente ci fa correre rischi maggiori di quelli che siamo disposti a tollerare, ma può portarci del tutto fuori strada.

Sebbene l’ottimizzazione fiscale di un portafoglio sia un fattore importante negli investimenti, essa viene dopo la valutazione della coerenza della strategia con gli obiettivi dell’investitore.

I piani individuali di risparmio erano da evitare perché “di moda”

Investire non deve essere né un fenomeno sociale, né particolarmente eccitante. Al contrario quando una strategia o un prodotto sembrano essere troppo “sexy“, conviene stare alla larga.

Per dirla in breve, tutti i giornali hanno parlato dei pir fondi sventolando i loro vantaggi come se si trattasse dell’investimento del secolo. Ricordo, in aggiunta, uno spot televisivo di una banca molto “comunicativa” che attraversando l’Italia in treno declamava: “che bella questa nostra Italia“, per poi paventare i vantaggi dei suoi pir.

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I pir erano un investimento “cieco”

I pir sono stati un esempio di un investimento fatto nella completa assenza di una strategia a monte. Quanti di coloro che li hanno scelti hanno fatto uno studio sull’opportunità o meno di inserirli in un portafoglio preesistente?

Quanti si sono domandati se avere dei fondi pir in portafoglio avrebbe effettivamente migliorato il profilo rendimento/rischio complessivo?

Invece di lavorare sulla strategia molti investitori inconsapevoli si sono “buttati” sul prodotto, attratti dalla moda e dal luccichio del vantaggio fiscale. Un errore da evitare.

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