Dividendi: Tre Cose che la tua Banca non ti Dice

9 Agosto 2019

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Articolo aggiornato il 19 luglio 2019

I dividendi sono “cedole” derivanti dall’investimento in azioni, in ETF o in fondi. Conosciamoli meglio.

Cosa sono i dividendi

I dividendi sono quella parte degli utili di una società che l’assemblea dei soci ha deliberato di distribuire sotto forma di denaro contante. Nel mondo del risparmio gestito, invece, i dividendi rappresentano i proventi realizzati e distribuiti da un fondo comune di investimento o da un ETF.

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Tassazione dei dividendi

I dividendi vengono tassati al 26%, a meno che non siano erogati da ETF o fondi che investono in titoli di stato; in quel caso la tassazione è al 12,50%.

In particolare l’imposta viene prelevata in automatico al momento dell’incasso. L’importo accreditato sul conto, corrisponderà pertanto al valore detto del provento.

È utile ricordare che non è necessario dichiarare nulla di quanto incassato né nel modello 730 né nell’Unico.Infatti l’imposta dovuta è versata per te dalla banca o dalla Sim presso cui hai il conto.

Differenze tra lo stacco e la distribuzione del dividendo

Nel momento in cui avviene lo stacco del dividendo, il titolo corrispondente scende all’incirca dell’importo pagato. Questo accade perché a differenza delle obbligazioni, le azioni, i fondi e gli ETF quotano “con rateo“. Il prezzo che vedi quindi comprende il rateo dividendo maturato fino a quel momento.

Al contrario, la data di distribuzione del provento non avrà nessun effetto sulla quotazione del titolo, del fondo o dell’ETF. In breve, poiché il pagamento dei dividendi era già scontato, al prezzo non accadrà nulla.

Mentre per i fondi di solito la data di stacco e quella del pagamento coincidono, per le azioni e gli ETF di solito trascorrono diversi giorni tra i due “momenti”. A volte dal momento dello stacco del provento a quello del suo accredito trascorrono anche tre settimane.

Come ottenere i dividendi

I dividendi spettano a chi possiede il titolo sottostante nel giorno dello “stacco” e non in quello della “distribuzione“. Questa regola è valida sia per le azioni che per i fondi o gli ETF.

Hai in portafoglio uno di questi strumenti nel giorno dello stacco “t”? Benissimo. Riceverai il dividendo.

La data di distribuzione, successiva a quella dello stacco, corrisponde al giorno in cui i dividendi saranno pagati. A partire dal giorno “t” dunque l’azione, ETF o fondo quoterà “ex dividendo“, perché chi la comprerà non avrà più diritto ad incassare il provento.

Comprare un prodotto finanziario qualche giorno prima dello stacco del dividendo per incassare l’intero provento è un’operazione che non ha senso. Se la quotazione ad inizio anno è, per ipotesi, pari a 100, il dividendo maturerà durante tutti i giorni, le settimane ed i mesi successivi. La quotazione del titolo crescerà quindi fino ad arrivare, sempre per ipotesi, a 104 il giorno prima dello stacco.

Una volta che il dividendo sarà staccato, ipotizziamo per un valore di 4 €, il prezzo dell’azione o del fondo ritornerà a 100. Chi aveva comprato il titolo ad inizio anno avrà un’azione che ora vale quanto prima, ma avrà 4 € sul conto. Tale importo corrisponde al guadagno effettivo.

Chi ha comprato il titolo il giorno prima dello stacco del dividendo pagandolo 104, ora si trova con gli stessi soldi:

  • un titolo del valore di 100
  • una somma sul conto pari a 4.
Servizi-Segreti Bancari

Tre cose che la banca non ti dice sui dividendi

Il dividendo è una parte importante del guadagno complessivo

Quando studiavo Tecnica Bancaria negli anni ’90 l’insegnante diceva che il guadagno delle azioni derivava soprattutto dalla rivalutazione delle stesse. In passato probabilmente era così, ma oggi le cose sono cambiate.

Infatti, sia che si tratti di un’azione, di un fondo o di un ETF i dividendi rappresentano una quota importante del guadagno che otterrai dal tuo investimento. Chi si avventura nella stima della redditività del mercato azionario lo sa bene: il tasso di crescita dei dividendi è una delle variabili che determina il futuro prezzo di un’azione o di un indice finanziario.

Jack Bogle, il fondatore dei fondi di investimento passivi Vanguard, ha recentemente affermato che la crescita attesa dei dividendi Usa per i prossimi anni dovrebbe attestarsi al 2%. Ne segue che un investimento in azioni nei prossimi 10 anni dovrebbe aggirarsi intorno al 4 – 5% l’anno, secondo le previsioni dell’esperto.

Non è corretto investire in azioni solo per incassare i dividendi. Non è tuttavia nemmeno corretto investire in azioni contando solo sulla rivalutazione del capitale. Idem se si tratta di fondi di investimento o di ETF.

I dividendi trasformano investimenti in perdita in operazioni in utile

Uno dei criteri per decidere se l’investimento in azioni è conveniente o no consiste nell’esame del rapporto prezzo utili (price earning). Quando questo è basso è difficile perdere, perché con il passare del tempo il pagamento dei dividendi reintegrerà l’eventuale ribasso provocato dalla flessione delle quotazioni.

Immagina, ad esempio, di aver investito in un’azione con un Prezzo/Utili pari a 15. Immagina anche che l’80% degli utili venga distribuito ai soci. Se il titolo perdesse il 50% del suo valore e non tornasse mai più al livello iniziale, dopo 9 anni e 4 mesi e mezzo tu saresti rientrato in possesso del tuo denaro in ogni caso solo grazie ai dividendi.

Ecco perché è così importante tenere conto dei dividendi nelle tue scelte di investimento.

Se quella stessa azione fosse stata comprata in corrispondenza di un Price Earning di 25,  il recupero della perdita avrebbe richiesto 15 anni e mezzo di dividendi.

Come massimizzare il ritorno da dividendo

Se scegli di investire in fondi opta per la classe “ad accumulazione”. Puoi distinguerla grazie al suffisso Acc in fondo al nome del fondo. Scegli la classe a distribuzione solo se effettivamente ti servono quei soldi per vivere e non intendi reinvestirli in alcun modo.

Puoi individuare i fondi a distribuzione grazie al suffisso Dist o Inc scritto a lato del nome del fondo. Per gli ETF valgono considerazioni analoghe. Purtroppo non tutti i prodotti hanno la classe ad accumulazione, soprattutto se si tratta di strumenti obbligazionari. In questo caso non puoi farci nulla, ma se dello stesso ETF o fondo hai entrambe le classi è molto meglio scegliere quella ad accumulo.

Grazie al reinvestimento automatico dei proventi posticiperai la loro tassazione e, grazie alla capitalizzazione composta, otterrai alla fine un guadagno più alto.

A titolo di esempio, immagina di investire per 10 anni al 7% l’anno i tuoi soldi e di pagare le imposte alla fine del periodo. 100.000 € impiegati daranno un valore netto di 171.569 €.

Se, invece, le imposte fossero pagate anno per anno, alla fine il capitale disponibile sarebbe di 165.703 €. Una notevole differenza, non credi?

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Giacomo Saver CEO di Segreti Bancari

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