Crollo borsa: come guadagnare quando le borse scendono

13 Agosto 2021

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Articolo aggiornato il 15 novembre 2021

Crollo di borsa: storia, strategie e prodotti per prevedere la prossima crisi e guadagnare quando arriverà un nuovo martedì nero sui mercati finanziari globali.

Crollo borsa: significato e caratteri comuni

Un crollo di borsa è una discesa rapida, repentina e imprevista delle quotazioni che nel giro di pochi giorni “brucia” i guadagni accumulatisi nel corso degli ultimi anni. Un crack di mercato si propaga rapidamente a livello planetario e si traduce in danni ai portafogli degli investitori.

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Quanto dura un crollo dei mercati?

Sebbene ogni crisi sia una storia a sé e sia difficile fare delle previsioni, di solito un crollo della borsa dura da pochi giorni a circa due anni. Uno studio del Sole24ore, che riporto in forma tabellare, ha messo in luce la dinamica dei principali ribassi dal 1998 al 2015:

È interessante notare come le crisi sui mercati siano un fenomeno ciclico e ricorrente. Alcuni, ad esempio, temono un crollo delle borse nel 2021, ma non c’è motivo per spaventarsi. L’investitore consapevole farà bene a mettere in conto che periodi di discesa delle quotazioni fanno parte della vita finanziaria di ognuno di noi. I ribassi, inoltre, sono sempre recuperati e seguiti da nuove ondate di rialzi.

Come riconoscere una crisi di borsa

Riconoscere un tracollo dei mercati prima che lo stesso si manifesti è arduo. Infatti le cause che portano ad un crollo cambiano nel corso del tempo. Quello che rimane costante, invece, sono le conseguenze della crisi. Grazie all’osservazione precoce di alcune di esse è possibile evitare di restare bruciati quando arriverà un nuovo martedì (o lunedì) nero.

Panic selling

Uno dei tratti distintivi dei tracolli finanziari è un fenomeno di panico diffuso che piega i mercati in pochissimo tempo. Nel 2020, ad esempio, le borse mondiali persero circa il 30% in tre settimane, creando il ribasso più tagliente della storia.

L’inanellarsi di perdite consistenti mette in crisi l’investitore, che subisce una forte pressione psicologia a vendere tutto. Peccato che la decisione sia presa nel momento di maggiore tensione emotiva, coincidente di solito con il punto di minimo.

Effetto a catena dei crolli della borsa

Un altro elemento comune dei momenti critici è la pervasività. A causa delle sempre maggiori interrelazioni tra i mercati, una crisi su uno di essi si ripercuote su tutti gli altri. Ciò fa “saltare” le correlazioni, che tendono ad annullare, nel breve periodo, i benefici della diversificazione.

Si tratta però, di un fenomeno passeggero. Nel lungo andare, infatti, le correlazioni tendono ad essere ripristinate, a vantaggio di chi avrà saputo attendere.

Durata prolungata del ribasso

Una crisi di borsa non si esaurisce in pochi giorni. Se si verificano giorni particolarmente turbolenti, affinché si parli di un mercato orso serve che le discese proseguano per alcune settimane. A volte l’innesco delle vendite è un evento esterno (si pensi, ad esempio, allo scoppio della pandemia globale del 2020). Altre volte, invece, sono le semplici prese di beneficio degli investitori, come accadde durante la Grande Depressione.

Crolli di borsa storici

Negli ultimi 200 anni abbiamo attraversato sei grandi crisi di borsa.Si tratta di eventi epocali che hanno segnato la storia dei mercati creando perdite enormi in capo ai risparmiatori inconsapevoli. Conoscerle ci aiuterà a non commettere gli errori che portarono alla rovina di molti operatori.

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Crisi di Wall Street del 1929

Uno dei peggiori crolli di borsa di tutti i tempi si verificò negli USA nel 1929. Il ribasso fu così forte che innescò la Grande Depressione. La crisi fu provocata da una eccessiva sopravvalutazione delle azioni. L’indice Dow Jones in dollari era cresciuto, nei 5 anni precedenti, del 500% mentre il rapporto price earning era arrivato a 30.

Ci vollero 25 anni prima che le quotazioni ritornassero al livello precedente lo scoppio della bolla. In particolare il 24 ottobre del 1929, noto come giovedì nero, vide un tracollo verticale di Wall Street. La borsa USA, in breve, perse il 50% in un solo giorno. Nei due anni precedenti, però le quotazioni erano raddoppiate, segnando un progresso del 110%.

Il 29 ottobre 1929, invece, fu ricordato come il martedì nero. Le quotazioni persero 10 miliardi di dollari in un solo giorno, mentre i volumi scambiati arrivarono a 16 milioni di azioni. L’impoverimento che ne seguì innescò la Grande Depressione.

La crisi del 1987

Sebbene sia meno conosciuta, la crisi del 1987 fu spettacolare a causa dell’intensità del ribasso. Il 19 ottobre, il così detto lunedì nero (o Black Monday), vide un crollo del 20% dei principali listini americani. Il ribasso fece terminare in modo brusco il trend rialzista che aveva caratterizzato gli anni ’80.

Occorrerà attendere il decennio successivo, con la bolla internet, per rivedere una salita rapida delle quotazioni.

Crollo borse del 1991

Lo scoppio della bolla sul mercato azionario giapponese da un lato, e l’esplosione della Guerra nel Golfo dall’altro, crearono altro scompiglio sui mercati finanziari. Al tempo stesso la crescita disordinata dell’area del Pacifico continuò, con la crisi delle “Tigri Asiatiche”, culminata con il tonfo dell’autunno 1997.

Crisi High tech del 2000

Il 3 aprile del 2000 la sentenza del giudice Jackson, che imponeva alla Microsoft la pubblicazione del codice sorgente di Windows, pose fine alla bolla internet. Si trattava di un evento dalla minima rilevanza economica. Esso, però, fu il classico evento esogeno che scatenò i ribassi, cui seguirono altre vendite facendo scendere i mercati secondo la logica delle curve di retroazione di Soros e dell’effetto gregge.

Crisi del 2008

Il fallimento della Lehman Brothers, il 15 settembre del 2008, fece esplodere l’ennesima crisi finanziaria. Questa volta il mondo fu scosso dall‘eccessivo ricorso al debito. Le imprese immobiliari Usa, in breve, creavano debiti su debiti attraverso la creazione di nuovi prodotti finanziari. Il mercato azionario globale perse metà del proprio valore tra la fine del 2008 e la metà del 2009. In seguito partì un altro rialzo prolungato.

Crisi delle borse causato dal COVID 2020

Il crollo dei mercati avvenuto nel 2020 fu davvero molto intenso. Le borse persero il 30% circa nell’arco di sole tre settimane. Si tratta del crollo più forte che i mercati abbiano mai registrato. Tuttavia il recupero fu straordinariamente rapido.

Infatti dopo pochi mesi le quotazioni erano tornate sui massimi precedenti, per chiudere l’anno addirittura in territorio negativo. Come nel “Canto di Natale” di Dickens, in definitiva, avvenne tutto in una notte.

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Il crollo in borsa dello scorso anno sembra confermare l’ipotesi secondo cui le crisi sono più frequenti, i mercati meno stabili, ma i tempi di recupero si accorciano.

Cosa fare durante le crisi dei mercati

Strategie per sfruttare i crolli di borsa a proprio vantaggio

Chi vuole trarre profitto dei ribassi dei mercati per cercare di guadagnare, attraverso strategie speculative, potrà usare una delle tecniche che seguono:

  • vendita allo scoperto/operatività short
  • ingresso nel momento di massimo pessimismo

Vendite allo scoperto (operatività short)

La vendita allo scoperto è il classico modo per trasformare le discese dei mercati in un’occasione di guadagno. Essa si realizza in due modi diversi. Il più semplice consiste nel comprare un ETF Short, ossia un prodotto finanziario che produce un risultato economico pari all’andamento della quotazione del sottostante invertito di segno. Ad esempio un ribasso del 10% diventa un guadagno del 10% e viceversa in caso di salita delle quotazioni.

I più temerari, invece, potranno vendere allo scoperto i titoli che non hanno, prendendoli a prestito dal proprio intermediario. In tal caso, se il riacquisto avverrà ad un prezzo inferiore rispetto alla vendita precedente l’operazione si chiuderà con un profitto.

Uso dell’indice VIX

Il VIX misura la volatilità implicita delle opzioni sul mercato Usa. Nelle fasi acute di un ribasso dei mercati l’indicaotre si impenna e arriva su valori parecchio alti. In quelle circostanze il mercato sta “scontando” una volatilità eccessiva. Chi se la sente potrà, in breve, sfruttare questo momento per andare “contro” il mercato comprando quando tutti vendono.

Si tratta di un approccio di tipo “Salmon” che per sua stessa natura non è adatto a tutti gli investitori. Tuttavia, come diceva il leggendario John Templeton, chi compra quando tutti gli altri disperatamente vendono prenderà la più grande delle ricompense.

Dove investire durante le crisi dei mercati

Esistono degli appositi strumenti finanziari che possono essere usati all’interno di una strategia di portafoglio al fine di contenere i ribassi. Alcuni di essi sono noti e usati, mentre altri piuttosto controversi. Ma è opportuno esaminarli e conoscerli tutti per fare la scelta giusta.

Oro

Considerato come moneta fin dalla notte dei tempi l’oro ha dimostrato di essere un buon investimento da avere in portafoglio. Addirittura il portafoglio permanente di Harry Browne assegna al metallo una quota del 25% del totale. Si tratta della stessa percentuale che va al mercato azionario globale, così da compensarne gli effetti grazie alla bassa correlazione tra i due attivi.

Bitcoin

Sebbene non ami le criptovalute, né consigli di investire in esse, è indubbio che il Bitcoin sia stato percepito come bene rifugio in occasione dei ribassi recenti. Ad esempio durante le fasi di discesa dei mercati del 2021 esso si è apprezzato, a differenza dell’oro. Alcuni, in seguito a ciò, hanno ipotizzato che la scarsità della crypto renda il Bitcoin idoneo ad essere considerato un bene rifugio in grado di proteggere dai crolli del mercato.

Obbligazioni sicure e titoli di Stato

Un portafoglio che abbia al proprio interno titoli di Stato emessi da Governi sicuri e bond di emittenti “investment grade” è senza dubbio meglio protetto di uno che ne è privo. Se si teme un crollo dei mercati la percentuale di obbligazioni “sicure” potrà essere aumentata.

Occorre però considerare che a causa del basso livello dei tassi di interesse, i bond non rappresentano più una forma efficace di protezione. Essi, infatti, potranno perdere valore in caso di rialzo dell’inflazione e/o di un ritorno a tassi di rendimento più in linea con la media storica di lungo periodo.

Conti deposito e liquidità

Tenere una quota del proprio portafoglio in conti deposito è senza dubbio la scelta vincente per fronteggiare una possibile fase di alta volatilità. Occorre però mettere in conto una remunerazione nulla delle cifre investite. Al netto dell’imposta statale dello 0,20%, infatti, i conti deposito non offrono guadagni elevati, a meno di vincolare le somme per un lungo periodo.

Questa opzione, tuttavia, è sconsigliata. Se è vero che i ribassi sono occasioni per comprare, avere i soldi immobilizzati non è una scelta intelligente. Un’opzione interessante, che stiamo seguendo noi stessi all’interno dell’Investment Club, consiste nel tenere una quota di denaro ferma sul conto corrente. In questo modo eviteremo di pagare delle tasse superflue sui conti deposito.

Buoni postali

I libretti ed i buoni postali rappresentano una forma di investimento protetta e sicura. Essi, in breve, non perdono valore quando i mercati crollano. Tuttavia la loro funzione protettiva finisce lì. Infatti, a causa dei rendimenti bassi e per lo più fissi, essi non proteggono il capitale dagli effetti dell’inflazione.

Crisi dei mercati 2021

Ci sarà una crisi nel 2021 o nei primi mesi del 2022? Purtroppo non possiamo saperlo. Ciò che è evidente è che le quotazioni, a fine anno, sono parecchio tirate. Ed è innegabile che la bassa volatilità cui abbiamo assistito sia piuttosto anomala.

Le trimestrali Usa sono andate meglio del previsto. Il periodo pandemico, in breve, appare superato, mentre le aziende si apprestano a chiudere l’anno in utile. Tuttavia alcune crepe si intravvedono, così come non mancano i motivi di preoccupazione.

I timori che l’inflazione resti endemica e che, quindi obblighi le banche centrali ad un rialzo dei tassi ha prodotto alcuni mini crolli nel corso del 2021. Vedremo cosa ci attenderà a dicembre e cosa ci riserverà il 2022.

Think different. Invest differently.

Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari

In una newsletter settimanale di 13 pagine tutte le notizie, le analisi indipendenti e i commenti che servono per investire.