Il Livello Impositivo Equalizzato (LIE): cos’è e a cosa serve

10 Maggio 2022

livello impositivo equalizzato LIE

Il LIE, il Livello Impositivo Equalizzato è un indice che misura quante tasse stai pagando con i tuoi investimenti. Ecco perché è utile conoscerlo.

Inquadrare in modo efficace la tassazione dei propri investimenti è fondamentale per avere un’idea più chiara dei rendimenti e del capitale a disposizione: tuttavia a volte orientarsi nella giungla di tasse e imposte orchestrate dallo Stato è piuttosto complesso.

Per rispondere a queste domande e fornire una visione più chiara dei tuoi investimenti, in questo articolo ti illustreremo cos’è il LIE (Livello Impositivo Equalizzato) e a cosa serve. Prima di farlo, però, dobbiamo inquadrare i redditi da attività di trading e tenere conto dei vari cambiamenti che il nostro sistema tributario ha introdotto in questo decennio.

Inquadrare i redditi da attività di trading

I redditi provenienti dall’attività di trading sono inquadrabili nella più ampia categoria delle “plusvalenze di natura finanziaria”: il sistema tributario italiano prevede l’applicazione dell’imposta sui redditi finanziari in base ai seguenti regimi:

  1. Dichiarativo: le plusvalenze, al netto delle minusvalenze realizzate nello stesso anno o nei 4 anni precedenti, dovranno essere riportate nella dichiarazione fiscale per la liquidazione della relativa imposta;
  2. Amministrato: la liquidazione e il versamento dell’imposta dovuta saranno effettuati dal sostituto d’imposta (banca o broker), esonerando in questo modo il contribuente da qualsiasi adempimento in ordine alle tasse;
  3. Gestito: può essere scelto nel caso si sia titolari di una gestione patrimoniale.

Per il calcolo della ritenuta fiscale è possibile utilizzare il Livello Impositivo Equalizzato (LIE), che rappresenta la percentuale dell’imponibile da assoggettare a tassazione con ritenuta del 20%. Ci occuperemo di questo nel dettaglio più avanti.

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La tassazione dei fondi comuni “ibridi”

I fondi comuni di investimento danno agli investitori un modo per acquisire partecipazioni diversificate e l’accesso a una gestione professionale con un investimento relativamente piccolo. Il trattamento fiscale italiano dei fondi comuni nazionali è progettato per fornire agli investitori lo stesso trattamento fiscale a cui sarebbero soggetti se possedessero direttamente le azioni e le obbligazioni detenute dal fondo.

Gli investitori in fondi possono beneficiare di un’aliquota d’imposta inferiore (12,5% invece del 26%) sugli utili derivanti da fondi che investono in determinate obbligazioni, principalmente titoli di Stato e obbligazioni emesse da enti sovranazionali. A tal fine, seguendo una specifica metodologia stabilita dalla legge fiscale italiana, si deve calcolare e comunicare due volte l’anno un asset test, ovvero rapporto relativo agli investimenti in obbligazioni detenute dal fondo. Vediamo ora alcuni cenni storici sulla fiscalità nel nostro Paese relativamente a questi temi.

Come è cambiata la fiscalità dal 1° gennaio 2012?

Nel 2012, il prelievo fiscale su tutti i redditi di capitale e redditi diversi di natura finanziaria è aumentato dal 12,5% al 20%; hanno fatto eccezione a tale modifica i redditi derivanti dall’investimento diretto in Titoli di Stato italiani e di Paesi esteri parte della white list. In questi casi era infatti ancora consentita la ritenuta del 12,5%.

Cosa è cambiato a partire dal 1° luglio 2014?

Il D.L. n. 66 del 2014 ha stabilito invece un aumento dell’aliquota dal 20% al 26% sui proventi realizzati a decorrere dal 1° luglio 2014 in sede di rimborso, cessione o liquidazione delle quote. I redditi da capitale (interessi e dividendi) sono tassati per cassa, al lordo delle spese e sottoposti all’aliquota sostitutiva del 26%, tranne i proventi derivanti da:

• titoli di Stato, risparmio postale e interessi dei project bond (12,5%);

• PIR (esenti, se mantenuti per 5 anni);

• partecipazione qualificata detenuta da un titolare di reddito di impresa;

• partecipazione a Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio, se la quota di partecipazione è superiore al 5% (tassati in Irpef).

Questo ha riguardato anche i proventi derivanti dal rimborso, dalla cessione o dalla liquidazione delle quote possedute. Sono assimilate ad operazioni di rimborso:

• le operazioni di switch

• i trasferimenti di quote da un rapporto ad un altro diversamente intestato.

Cos’è il LIE

Con il termine LIE intendiamo il cosiddetto Livello Impositivo Equalizzato, ovvero l’imponibile che subirà la tassazione ordinaria al 26%.

Il calcolo da effettuare è questo:

%L.I.E. = (%AR * %EQ) + %AO

Dove AR è la percentuale ad aliquota ridotta (12,5%) per i titoli di Stato italiani e Titoli di Stato di altri paesi in White List, EQ è il rapporto tra l’aliquota ridotta e e quella ordinaria (48,08%) e AO è la percentuale che subisce la tassazione con l’aliquota ordinaria. Il risultato determina l’imponibile da assoggettare all’aliquota ordinaria.

Se il Fondo ha effettuato degli investimenti in titoli di Stato italiani o di Paesi appartenenti alla white list, i proventi oggetto di investimento del Fondo sono tassati con ritenuta del 20% ma solo nella misura del 62,5% del loro ammontare, ovvero il 12,5% del totale. La nuova aliquota, quindi, non si applica su tutto il provento, ma solo su una parte di esso.

Inoltre, non c’è disparità di trattamento tra l’investimento diretto in titoli di Stato italiani e l’investimento indiretto in Fondi Comuni, ma viene garantito lo stesso trattamento fiscale sia nel caso di investimento diretto in titoli di Stato italiani ed esteri appartenenti alla white list. Questi provvedimenti sono validi nel caso di investimento indiretto anche tramite un Fondo comune o una gestione patrimoniale.

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