Cos’è il meccanismo europeo di stabilità MES: come funziona il fondo salva stati

15 Maggio 2023

mes

Questo articolo parla del MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità di cui tanto si è parlato in passato. Ecco come funziona, quali sono le criticità e le ricadute sull’investitore in titoli di Stato.

Il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) è un fondo creato nel 2012 per sostenere i paesi dell’area euro che si trovano in difficoltà finanziaria, al fine di evitare un effetto contagio sugli altri paesi. 

Il MES è finanziato dai singoli Stati membri con una ripartizione percentuale in base alla rispettiva importanza economica: la Germania contribuisce per il 27%, seguita dalla Francia con il 20,3% e dall’Italia, con il 17,8%. 

Il meccanismo ha una capacità di prestito massima di 500 miliardi di euro e può intervenire in diversi modi: concedendo prestiti a tassi fissi o variabili a fronte di un programma di riforme concordato, garantendo linee di credito precauzionali, acquistando titoli sul mercato primario o secondario. 

Il MES è gestito da un Consiglio dei Governatori, costituito dai ministri delle Finanze dell’eurozona, da un Consiglio di Amministrazione e da un direttore generale. Nel gennaio 2021, il MES è stato oggetto di una riforma che ha introdotto alcune novità, tra cui la possibilità di sostenere il Fondo di Risoluzione Unico per le banche e un nuovo meccanismo per attivare l’assistenza finanziaria.

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Come vengono prese le decisioni all’interno del MES 

Il MES è governato da due organi principali: il Consiglio dei governatori e il Consiglio di amministrazione. Il Consiglio dei governatori è composto dai ministri delle finanze dei paesi membri e ha il potere di decidere sulle questioni fondamentali, come la concessione di prestiti, la modifica delle condizioni di finanziamento e l’approvazione del bilancio. 

Il Consiglio di amministrazione è composto da alti funzionari nominati dai governi dei paesi membri e ha il compito di gestire le operazioni quotidiane del MES, come l’approvazione dei programmi di assistenza finanziaria e il monitoraggio della loro attuazione. 

Il MES prende le decisioni in base al principio del consenso rafforzato, il che significa che sono necessarie maggioranze qualificate per le decisioni più importanti, mentre per le decisioni meno rilevanti è sufficiente una maggioranza semplice.

La riforma del MES 

La riforma del MES è un cambiamento del Meccanismo Europeo di Stabilità e prevede alcuni nuovi compiti per il MES, tra cui il ruolo di garante per il Fondo Unico di Risoluzione delle banche, che serve a salvare le banche in crisi senza usare i soldi dei contribuenti. 

La riforma introduce anche delle linee di credito precauzionali, che il MES può concedere ai paesi che rispettano il Patto di Stabilità e Crescita, senza imporre altre condizioni. Inoltre, modifica le regole sulla sostenibilità del debito pubblico, rendendo più facile la partecipazione dei creditori privati alla ristrutturazione del debito in caso di crisi. 

La riforma del MES è stata approvata da tutti i paesi dell’Unione Europea, tranne l’Italia, che ha sollevato delle obiezioni sul rischio di perdere sovranità e di subire una ristrutturazione forzata del debito.

La nuova struttura del MES prevede alcune modifiche al funzionamento del fondo, tra cui l’introduzione di una clausola di ristrutturazione del debito per i Paesi che ne richiedono l’assistenza e la possibilità di usare il MES come scudo anti-spread per le emissioni di debito pubblico. La riforma mira a rendere il MES più efficace e credibile come strumento di prevenzione e gestione delle crisi.

Tuttavia, la ratifica della riforma del MES in Italia è osteggiata da alcune forze politiche, che ritengono il MES uno strumento di condizionamento e austerità imposto dall’Europa. Il governo italiano ha quindi chiesto maggiori garanzie e flessibilità sul Patto di stabilità e crescita prima di procedere alla ratifica.

Il MES è quindi uno strumento controverso e poco utilizzato nella storia dell’Unione monetaria, ma che potrebbe avere un ruolo importante nel futuro dell’integrazione europea e della stabilità dell’euro.

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