Mifid 2: le novità spiegate per bene

4 Novembre 2022

La Mifid 2 ha cambiato tutto per consulenti e risparmiatori, garantendo più trasparenza. Scopriamo i dettagli di questa nuova normativa.

Tutto ciò che c’è da sapere sulla Mifid 2

La MIFID 2, acronimo di Markets in Financial Instruments Directive, è una direttiva europea sui servizi finanziari. La normativa è entrata in vigore il 3 gennaio 2018, con l’obiettivo di offrire una maggiore protezione all’investitore. Per ottenere questo risultato, si è cercato di uniformare le norme su tutto il territorio dell’Unione Europea.

La direttiva MiFID, o Markets in Financial Instruments Directive, nella prima versione ha disciplinato dal 31 gennaio 2007 al 2 gennaio 2018 i mercati finanziari dell’Unione europea.

Dal 3 gennaio 2018 è entrata in vigore la seconda versione della direttiva. Questa, insieme alla MiFIR (o Markets in Financial Instruments Regulation) ha preso il posto della precedente regolamentazione europea.

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Si è pertanto deciso di creare una normativa che rappresenta l’evoluzione della precedente. Si tratta di un passo importante che riguarda gli investimenti e i diversi strumenti/prodotti finanziari.

Scopriamo quindi cos’è nel dettaglio questa normativa e cosa cambia per i risparmiatori.

Gli obiettivi della normativa

La Mifid 2 ha aumentato la tutela per chi investe, con un approccio trasparente ed efficiente da parte di intermediari e società finanziarie. La direttiva ha migliorato il mercato, creando una contendibilità, che ha aumentato la competizione su prezzi e livelli di servizio.

Attraverso il nuovo quadro normativo gli investitori ottengono maggiori informazioni su ciò che stanno acquistando. Proprio in tal senso, la Mifid 2 ha messo al centro anche i costi del prodotto finanziario. Dall’entrata in vigore della nuova direttiva europea i costi di gestione devono essere ben leggibili. Inoltre, devono essere inserite le spese d’ingresso e quelle d’uscita.

Si prevede che vengano rendicontati, una volta l’anno, gli impatti sui rendimenti con una serie di documenti informativi. La MIFID impone infatti di verificare il rischio dell’investimento, legandola al rischio che è in grado di sostenere e sopportare l’investitore. 

Di conseguenza chi ha poche conoscenze non potrà investire i propri soldi in strumenti troppo complessi o concentrare la propria esposizione verso un singolo prodotto.

Le novità introdotte con la MIFID 2 coinvolgono anche i consulenti finanziari, che dovranno specificare se si tratta di una consulenza prestata su base indipendente o dipendente. Infine la nuova normativa offre alle autorità di controllo europee e ai controllori nazionali la possibilità di sospendere la vendita di prodotti finanziari rischiosi.

Mifid 2: cosa cambia

La Mifid 2 è una normativa ricca di novità per intermediari e risparmiatori. Ecco i principali cambiamenti:

  • Target specifici: la normativa prevede di indirizzare le vendite in base al cliente finale. I prodotti devono essere disegnati e circoscritti per un target ben preciso.
  • Personale: le società devono offrire il proprio servizio attraverso personale con competenze adeguate e conoscenza dei prodotti offerti.
  • Incentivi: non potranno più essere usati meccanismi di remunerazione per spingere gli operatori a raccomandare determinati strumenti finanziari.
  • Adeguatezza: la MiFID 2 ha ristretto il campo dei prodotti per i quali si può prestare un servizio “execution only”.
  • Rafforzamento del controllo: le autorità di vigilanza nazionali e sovranazionali potranno regolare la vendita e il collocamento di strumenti finanziari rischiosi. 
  • Consulenti indipendenti: è obbligatorio comunicare al cliente se l’offerta di consulenza è fornita da attori indipendenti o meno.
  • Comunicazione: l’impresa non dovrà solo fornire le informazioni corrette ma raccogliere quelle che riguardano i clienti, cercando capire quanto l’investitore conosca il prodotto.
  • Costi: devono essere indicati al cliente in modo aggregato e regolare

I costi e il KID

Tra gli elementi più importanti della nuova normativa c’è l’introduzione del dettaglio sui costi. L’investitore deve ricevere infatti un prospetto che lo informi su cosa sta acquistando. A tal proposito, sono stati ideati tre differenti documenti:

  • Informativa ex-ante: documento presentato prima dell’acquisto che spiega cosa si compra, i costi dell’investimento, la valutazione dei prodotti e se l’intermediario è dipendente o meno;
  • Informativa ex-post: comunicazione prevista una volta l’anno con i costi dei singoli prodotti finanziari e del portafoglio.
  • Informativa una tantum: rendicontazione ex-post inviata una volta l’anno.

Questi documenti dovranno essere prodotti obbligatoriamente e soprattutto dovranno essere chiari. L’investitore inoltre dovrà poter consultare una documentazione che lo informi su:

  • livelli di rischio;
  • rendimenti;
  • costi;
  • incidenze sul rendimento.

Queste informazioni devono essere contenute nel KID (Key Information Document). Deve essere redatto in modo chiaro, in modo che l’investitore possa effettuare consapevolmente la propria scelta.

Il documento deve essere rilasciato al cliente prima dell’acquisto e la persona deve essere in grado di comprendere autonomamente di cosa si stia parlando e che tipo di investimento stia effettuando.

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