ETC conviene investire? Guida competa agli ETF sulle Commodities

27 Giugno 2022

conviene investire in ETC

Conviene investire in ETC? Quali strumenti scegliere, a cosa fare attenzione, i vantaggi del prodotto e le differenze con gli ETF. Tutto ciò che ti serve se vuoi addentrarti nel mondo delle materie prime usando gli Exchange Traded Commodities.

ETC cosa sono

Cosa sono gli ETC? Noti anche come Exchange Traded Commodities, gli ETC sono prodotti passivi che replicano l’andamento di un sottostante. Questo, in particolare, può essere una materia prima (prodotti a replica fisica o physically-backed) oppure un derivato su una commodity.

Questi strumenti vengono emessi da una società “veicolo”, SPV, sono privi di scadenza e permettono di ottenere la performance che la materia prima sottostante ha avuto nel corso del tempo. Grazie a questa loro caratteristica essi rientrano nella grande categoria degli ETP (Exchange Traded Products). Sono quotati in Borsa e, pertanto, si possono comprare e vendere come fossero azioni.

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A differenza degli ETF, tuttavia, i cloni sulle commodities non sono OICR, non distribuiscono dividendi e offrono un ridotto grado di diversificazione.

Come tutti gli strumenti finanziari, anche gli ETC presentano un doppio mercato:

  • mercato primario. Riguarda i titoli di nuova emissione ed è riservato agli investitori istituzionali. L’emissione e il rimborso di quote può prevedere il pagamento di una commissione;
  • mercato secondario: è il luogo dove l’investitore può comprare o vendere quote dello strumento. In Italia, in particolare, abbiamo l’ETFPlus dove sono scambiati tutti i fondi passivi. Le transazioni comportano il pagamento della sola commissione di negoziazione, pari allo 0,20% in media come per le azioni.

Il principale vantaggio dell’investimento sta nella possibilità di guadagnare dal rialzo di una materia prima senza doverne sostenere i costi di stoccaggio. Chi, invece, ritiene che il prezzo di quella determinata materia prima scenderà potrò effettuare una vendita allo scoperto. Tutto questo rende gli Exchange Traded Commodities strumenti altamente flessibili e duttili.

Essi, infine, possono essere utilizzati anche dagli investitori nella costruzione di portafogli diversificati su più livelli.

Quali ETC comprare?

Esistono diverse tipologie di prodotto, che ora andremo ad esaminare. Prima, però è bene focalizzarci sul sottostante dell’investimento. Esso, in definitiva, può essere uno di questi prodotti:

  • Materie prime. Ad esempio abbiamo: Alluminio, Caffè, Rame, Granoturco, Cotone, Benzina, Oro, Olio Combustibile, Petrolio Brent, Petrolio Wti, Suini Magri, Bestiame Vivo, Gas Naturale, Nickel, Argento, Olio di Semi di Soia, Semi di Soia, Zucchero, Platino, Palladio, Frumento, Zinco, Piombo, Stagno e Cacao. Dunque sia prodotti agricoli, sia metalli preziosi, sia idrocarburi. In questo caso non c’è diversificazione.
  • Panieri omogenei di merci: prodotti Agricoli, Energia, Cereali, Metalli Industriali, Bestiame, Petrolio, Metalli Preziosi. La diversificazione, in questo caso, è moderata.
  • Indici globali di commodities, su più categorie merceologiche e aree geografiche
  • Indici a contratti forward, con pagamenti a data posticipata.

Gli ETC fisici

Sono indicizzati al prezzo “a pronti” del sottostante. Essi riguardano per lo più metalli preziosi (come oro ed argento) e sono garantiti dalla presenza del sottostante fisico. Di norma esso è custodito presso una banca depositaria, il che rende questi prodotti esenti dal rischio di default. Il deposito nei forzieri, inoltre, evita furti o danneggiamenti. Il rischio, pertanto, è identico a chi detiene direttamente il prezioso in cassaforte.

Esistono sia nella versione a cambio aperto, sia hedgiata. In questo caso se la materia prima è quotata in una valuta diversa dall’euro non si avrà il rischio di cambio.

ETC collateralizzati (swap based)

In questo caso il fondo non detiene direttamente la materia prima sottostante. Al contrario, la replica viene fatta attraverso un contratto derivato (swap) stipulato con una controparte. L’ETC, tuttavia, ha un paniere collaterale offerto in garanzia. Ed è proprio quest’ultimo che evita che, in caso di default della controparte, l’investitore perda il proprio capitale.

Una variante sono i prodotti collateralizzati con garanzia di terzi. In questo caso essi sono esposti al rischio di credito della terza parte. Un classico esempio di questa categoria sono gli ETC sul greggio derivanti da strumenti ETF, i cui prodotti sono garantiti dalla Royal Dutch Shell.

ETC su futures su materie prime

Molto spesso il sottostante del contratto non è la materia prima, bensì un derivato sulla stessa. Ciò accade per evitare di pagare i costi di stoccaggio di materie ingombranti. Ad esempio gli Exchange Traded Commodities sulle materie prime energetiche come gas o petrolio rientrano in questa categoria.

Poiché l’andamento del prezzo a termine della materia può differire da quello a pronti, questi ETC non replicano esattamente il sottostante in cui investono. Inoltre i derivati sottostanti scadono ogni tre mesi. Ciò implica la vendita del contratto in via di estinzione e l’acquisto di un nuovo future con scadenza più lunga. Questa operazione, detta rolling, comporta costi aggiuntivi, aggravati dall’effetto contango, di cui parleremo.

L’investimento in prodotti di questa categoria ha senso solo per periodi di tempo brevi ed in ottica speculativa.

I rischi degli ETC

Investire in commodities comporta una serie di rischi. A questi se ne aggiungono ulteriori legati alla tipologia dello strumento usato.

  • Rischio di cambio. Molti prodotti sono denominati in dollari USA. Ciò comporta possibili perdita in caso di deprezzamento della valuta americana rispetto all’euro. È possibile evitare di correre questo rischio scegliendo i prodotti hedged.
  • Rischio leva. Molti degli ETC quotati sono a leva. Ciò implica che la variazione del sottostante o del suo derivato è amplificata di “enne volte”. Ricordo che nel 2020 alcuni prodotti di WisdomTree aventi come sottostante il petrolio fallirono a causa della leva finanziaria.
  • Rischio di tasso. Gli ETC sono sensibili alle variazioni in aumento dei tassi di interesse. In modo particolare un innalzamento dei rendimenti reali fa scendere le quotazioni in modo piuttosto marcato.
  • Rischio di disallineamento. Il prodotto potrebbe non seguire in modo preciso l’andamento del sottostante. In questo caso, pertanto, la replica non sarebbe perfetta né efficace.

Il funzionamento

Chi sceglie di investire in un ETC può ampliare il proprio orizzonte aggiungendo al proprio portafoglio anche materie prime, oltre alle azioni ed alle obbligazioni. Essi, tuttavia, non garantiscono una diversificazione efficace. Se il sottostante è una singola materia prima, non sono diversificati per nulla.

Per tale ragione è bene non confondere gli ETC con gli ETF. Questi ultimi, infatti, sono fondi passivi soggetti alla direttiva UCITS IV che impone agli stessi una elevata diversificazione. Inoltre gli ETF non possono detenere materie prime in portafoglio. L’assonanza di nome potrebbe indurre a pensare che i due strumenti sian simili. Essi, invece, comportano rischi del tutto diversi.

Tuttavia se possiamo dire che un ETC è rischioso, in quanto tale, il suo inserimento all’interno di un portafoglio può contribuire all’abbattimento del rischio complessivo. Per questa ragione all’interno del corso gratuito Welcome insegniamo a fare una diversificazione su tre livelli del portafoglio (azioni, obbligazioni e commodities).

Il nostro consiglio è usare sempre prodotti a replica fisica, con o senza copertura dal rischio di cambio, ma privi della leva.

Derivati e rendimento assoluto

Quando il sottostante è un contratto future il guadagno ottenibile dipende da questi fattori:

  • rendimento spot: deriva dalle fluttuazioni del prezzo della materia prima sottostante, sul mercato a pronti;
  • guadagno derivante dal rolling: deriva dalla sostituzione del derivato sottostante prima della scadenza. Di norma, poiché i futures sono soggetti al decadimento temporale, le loro quotazioni perdono valore con il trascorrere del tempo. Accade quindi che il nuovo derivato che rimpiazza quello in scadenza sia comprato a prezzi più alti, generando una perdita;
  • rendimento del collaterale: deriva dagli interessi sul capitale che non è richiesto nell’investimento in futures. Al momento della stipula del contratto, infatti, si verserà solo una piccola quota del controvalore movimentato detta margine iniziale.

Vantaggi e svantaggi

Per capire se conviene investire in ETC dobbiamo esaminare i punti di forza e di debolezza dello strumento.

I principali vantaggi sono:

  • libertà di scelta, grazie al numero elevato di prodotti quotati su Borsa Italiana aventi come sottostante le più disparate commodities;
  • flessibilità. Gli ETC si adattano perfettamente sia a strategie di investimento basate sull’apprezzamento di lungo periodo (long) sia a vendite allo scoperto di tipo ribassista (short);
  • liquidità. La presenza di un mercato sottostante liquido e sviluppato permette di comprare e vendere gli ETC durante tutto l’arco della giornata con spread contenuti.

Gli svantaggi, invece, sono riconducibili a:

  • elevata volatilità del sottostante;
  • perdite possibili a causa del contango se il sottostante è un futures;
  • rischio di cambio.

Come investire

Acquistare un ETC è davvero semplice. Essi, infatti, sono scambiati in borsa come fossero azioni e sono negoziati sul segmento ETFPlus di Borsa Italiana. Occorre tuttavia essere cliente di una banca, o di una SIM ed aver stipulato un contratto di ricezione e trasmissione ordini.

Una volta individuata la categoria di interesse (o la materia prima che si desidera) è bene studiare bene il sottostante. In particolare quelli che seguono sono i punti da tenere presente:

  • modalità di replica
  • presenza o assenza del rischio di cambio
  • costo
  • volume scambiato
  • volatilità
  • spread denaro lettera
  • correlazione con gli altri strumenti in portafoglio.

ETC vs ETF: differenze

Sebbene entrambi siano strumenti di investimento passivi, che clonano cioè l’andamento di un particolare sottostante, tra i due prodotti esistono differenze notevoli.

Gli ETF:

  • sono OICR
  • Impongono all’emittente una grande diversificazione del sottostante;
  • hanno come sottostante strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, tassi di interesse o prodotti del mercato monetario)
  • sono direttamente collegati all’andamento del sottostante.

Gli ETC

  • non sono OICR, pertanto sfuggono alle direttive comunitarie UCITS
  • presentano una concentrazione notevole. Se il sottostante è una sola commoditiy, la diversificazione semplicemente non esiste;
  • possono avere come sottostante materie prime o derivati sulle stesse. In questo secondo caso i rischi sono maggiori.

Effetto contango

Quando il sottostante di un ETC è un derivato su una materia prima, il valore del primo dipenderà dall’andamento del prezzo del secondo. Tuttavia i futures scadono ogni tre mesi e vanno rinnovati. Salvo casi particolari accade quindi che il valore del nuovo contratto sia superiore rispetto a quello in scadenza. Ciò indipendentemente dall’andamento del prezzo del sottostante.

La situazione opposta si verifica quando la quotazione del derivato più “lungo” è inferiore a quella del future in scadenza. Questa ipotesi, nota come backwardation, è piuttosto rara. Per questo motivo siamo molto cauti con i ETC aventi un derivato come sottostante.

Conviene investire in ETC?

Siamo finalmente in grado di rispondere alla nostra domanda e capire se conviene investire in ETC. La risposta è un “dipende”. Anzitutto occorre scegliere con attenzione il sottostante desiderato. Poi è bene fare una valutazione preventiva del portafoglio, per capire come gli equilibri all’interno dello stesso cambiano con l’inserimento del prodotto nuovo.

Se, ad esempio, abbiamo già molti dollari e vogliamo investire in oro è saggio usare un ETC che copre il rischio di cambio. Se, invece, vogliamo fare una diversificazione valutaria ha senso usare un prodotto che non elimina il rischio di cambio.

Fatte queste premesse ecco un breve vademecum:

  • usare solo strumenti a replica fisica. Evitare, quindi, gli strumenti che hanno un future come sottostante;
  • optare per i prodotti meno cari e più liquidi;
  • limitare l’investimento al 5-10% massimo del capitale se si sta operando con il fai da te.

Prima di concludere ecco alcune risorse utili:

Welcome, per chi vuole imparare ad investire in completa autonomia

Backstage, per chi vuole ricevere il nostro supporto per investire

INVESTO, per chi vuole ricevere ogni settimana consigli operativi di investimento e analisi Premium.

Think different. Invest differently.

Giacomo Saver – CEO Segreti Bancari

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