Indice di Sharpe: cos’è a cosa serve e come si usa

16 Settembre 2021

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L’indice di Sharpe è un indicatore di rendimento corretto per il rischio che misura quanto un fondo, titolo o portafoglio, abbia reso di più di un impiego risk free e con quale volatilità.

Articolo aggiornato il 7 settembre 2021

Come si calcola l’indice di Sharpe

La formula dell’indice di Sharpe è piuttosto semplice. Essa fa la differenza tra il rendimento di un prodotto finanziario e quello di un’attività priva di rischio e divide il risultato per la volatilità. L’idea sottostante è misurare il maggior guadagno, tenuto conto del rischio, che un prodotto finanziario, una gestione o un portafoglio ha offerto rispetto ad un conto deposito.

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Esempio di calcolo

Immagina che un certo fondo abbia reso il 7% l’anno, negli ultimi 5 anni. Il rendimento privo di rischio è dello 0,50%, mentre la volatilità del prodotto in oggetto è del 20%. Date queste ipotesi l’indice di Sharpe sarebbe pari a (0,07 – 0,005)/0,2 ossia 0,325.

A cosa serve l’indice di Sharpe

L’indicatore serve per fare un confronto, ex post, sull’efficienza di un prodotto o di una strategia di investimento. In particolare tanto più il valore è elevato tanto più quella strategia (o quel fondo) ha funzionato, poiché ha offerto un maggior guadagno corretto per il rischio.

I limiti dell’indice di Sharpe

A dispetto della sua eleganza, l’indice di Sharpe presenta due grossi limiti che lo rendono per lo più inutile. Vediamo di che si tratta.

Orientamento al passato

L’indice considera ciò che è accaduto in passato, ma non è predittivo di cosa succederà nel futuro. Se, ad esempio, un certo portafoglio ha avuto un valore di 0,5 mentre un altro di 0,8 ciò non implica che, a partire da oggi, il secondo sia da preferire. Ad esempio una riduzione della volatilità del primo investimento aumenterebbe subito l’indice di Sharpe, capovolgendo la classifica.

Calcolare il valore per il futuro implica la necessità di fare delle stime sulla redditività e sulla volatilità. Tuttavia se le previsioni sono sbagliate l’indicatore servirà a poco.

Il difetto della volatilità

L’indice di Sharpe considera, al denominatore, la volatilità. Questa, tuttavia, non distingue tra volatilità buona e cattiva. Consideriamo, ad esempio, i dati della tabella che segue:

AnniFondo
A
Fondo
B
14,00%4,00%
212,00%20,00%
34,00%4,00%
412,00%20,00%
54,00%4,00%
612,00%20,00%
74,00%4,00%
812,00%20,00%
Performance
media
8,00%12,00%
Deviazione
standard
4,30%8,60%
Tasso risk
free
3,00%3,00%
Indice Sharpe1,171,05

Sulla base di questi dati il fondo A è da preferire al B. Esso, infatti, ha un punteggio migliore pari a 1,17 contro 1,05. Tuttavia un’analisi più approfondita mostra come il secondo prodotto abbia reso di più. In altri termini la volatilità dello stesso è positiva. I guadagni si disperdono molto a destra del valore medio, in senso favorevole all’investitore.

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Quando serve il Sharpe ratio

Il monitoraggio dell’indice con riferimento ad un portafoglio misura, in sintesi, la bontà della strategia. In particolare è bene controllare che il valore sia positivo per la maggior parte del tempo ed il più possibile stabile o in crescita. Un indice troppo “ballerino” significa che il portafoglio è soggetto ad una variabilità pronunciata dei rendimenti.

Occorre, infine, contestualizzare il calcolo. Sharpe non tiene conto di come si è comportato il mercato sottostante in un certo lasso temporale. Può accadere pertanto che una strategia, pur limitando i danni durante una fase ribassista del mercato, abbia un valore negativo dell’indice.

Per concludere sebbene l’indice di Sharpe sia un utile strumento a disposizione dell’investitore esso non va sopravvalutato, ma occorre integrarlo con altri indicatori.

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