Investire in infrastrutture conviene? Come e perché

12 Settembre 2022

investire in infrastrutture

Conviene investire in infrastrutture? Lo scopriremo insieme leggendo questo articolo, che rappresenta un vademecum per l’investitore alla ricerca di opportunità di investimento interessanti da valutare.

Perché le grandi opere convengono

Ci sono diversi motivi, secondo investitori e analisti, per cui vale la pena guardare al settore delle infrastrutture. Gli investimenti, infatti, offrono rendimenti legati al carovita, fornendo così un certo grado di protezione nell’attuale fase di mercato particolarmente turbolenta.

Infrastrutture green

C’è poi la questione del piano Biden, con tutte le ricadute che può avere anche sull’ambiente. Il 5 novembre 2021 la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato un piano da oltre mille miliardi di dollari di cui la metà sarà utilizzata per la costruzione e ristrutturazione di ponti, strade, aeroporti, porti marittimi, linee ferroviarie, reti idriche e reti di comunicazione. Negli Stati Uniti il cosiddetto “Green New Deal” dell’amministrazione Biden dovrebbe dare forte impulso alle aziende che possiedono quelle infrastrutture che consentono la transizione verso un futuro a più basse emissioni di carbonio. Anche l’Europa, con il piano d’investimenti next generation EU, si è data il chiaro obiettivo di mettere in campo una ripresa green. L’enfasi sull’energia rinnovabile e la transazione energetica offrono, infatti, molte opportunità ai leader europei in quest’ambito.

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Benefici

Ma come possono essere sfruttate le infrastrutture, guardandole dal punto di vista degli investitori? Esse hanno davvero un ruolo cruciale nella struttura sociale ed economica di un paese? Si tratta di beni fisici di lunga durata che richiedono ingenti investimenti di capitale iniziale. Hanno bassi costi operativi e sono fonti di reddito stabili? Crediamo di sì.
Riassumendo possiamo dire che i potenziali benefici nell’investire dipendano da alcune caratteristiche potenzialmente interessanti:

  • resistenza nelle fasi di ribasso,
  • rendimenti stabili,
  • scarse correlazioni con altre asset class.

Perché investire oggi nelle infrastrutture

Con l’indebolimento dei titoli azionari nel 2022 e gli scambi che inseguono eventi in rapida evoluzione, come gli aggressivi rialzi dei tassi della Federal Reserve e la guerra in Ucraina, la proposta a lungo termine delle infrastrutture raccoglie oggi un maggior interesse da parte degli investitori. Questo perchè i rendimenti delle infrastrutture sono guidati da piani di investimento in servizi essenziali, la cui durata raggiunge o supera i 10 anni, e crescono nel tempo offrendo al contempo una notevole prevedibilità rispetto alle azioni.

La relativa prevedibilità dei rendimenti delle infrastrutture è garantita da asset regolamentati e contrattualizzati, su cui ci concentriamo nella costruzione di portafogli diversificati.
Nel caso di asset regolamentati, come le reti di trasmissione e distribuzione di acqua, elettricità e gas, un’autorità di regolamentazione determina i ricavi che un’impresa dovrebbe guadagnare sui propri asset. Trattandosi di asset a domanda costante, per i quali le entrate sono determinate dal soggetto regolatore, tale meccanismo produce flussi di cassa relativamente stabili nel tempo. Inoltre, le attività in questione sono spesso monopoli, hanno un profilo generalmente difensivo e generano redditi elevati.


Ci concentriamo anche sugli asset a pagamento, cioè remunerati da chi ne fruisce, che comprendono aeroporti, porti, ferrovie, strade a pedaggio e infrastrutture di comunicazione. Si tratta di contratti di concessione a lungo termine che fanno leva sulla crescita dell’economia sottostante, ossia legati al volume di persone e merci trasportate, che transitano attraverso i porti e le ferrovie, o che utilizzano i ripetitori.

La protezione anti inflazione delle infrastrutture

Attualmente, riteniamo che le infrastrutture offrano agli investitori due caratteristiche chiave di particolare interesse. Anzitutto, la loro capacità di proteggere i portafogli di investimento dall’inflazione. L’inflazione è molto alta a livello globale, con l’attenuarsi della crisi del COVID-19 e il ritorno della domanda di beni e servizi, mentre le catene di approvvigionamento faticano a soddisfare la domanda.


La guerra in Ucraina ha dato un’ulteriore scossa all’inflazione: l’Europa consuma circa il 45% del gas russo e tenta insieme ad altre aree del mondo di farne a meno. Questa transizione, tuttavia, l’offerta e crea maggiore domanda, incrementando i prezzi delle materie prime.


L’inflazione delle materie prime ha avuto finora un impatto limitato sugli asset regolamentati e in genere le infrastrutture riescono ad adattarsi ai contesti inflazionistici grazie alla loro capacità di scontare in anticipo l’inflazione nei regolamenti e nei contratti. Ciò vale sia per le utility regolamentate, che ritarano con regolarità i rendimenti consentiti dalle autorità di regolamentazione per tenere conto dell’incidenza dell’inflazione sui costi, sia per gli asset pagati da chi ne fruisce, come le strade o le ferrovie a pedaggio. Entrambi i tipi di infrastrutture, in definitiva, generano ricavi legati all’inflazione.


Il potere di determinazione dei prezzi che caratterizza le infrastrutture deriva dalla natura essenziale di questi asset: anche nelle fasi di debolezza economica, i consumatori continuano a utilizzare acqua, elettricità e gas, a guidare l’auto su strade a pedaggio e a fruire di altri servizi infrastrutturali indispensabili. Altrettanto importante è il fatto che il reddito generato è sostenuto da contratti a lungo termine, che assicurano un flusso regolare di ricavi su un orizzonte temporale prolungato.

Un pilastro per l’innovazione e il futuro sostenibile

Il settore delle infrastrutture sarà decisivo per la ripresa globale post-pandemia. Ci si aspetta dallo stesso un ruolo trasformativo e conforme ai criteri ESG, affinché, entro il 2050, venga raggiunto l’obiettivo delle “emissioni zero”, come stabilito dalle Nazioni Unite. Conquistare la fiducia degli investitori è cruciale, ma occorre tenere presente la loro necessità di individuare nuove tendenze nel settore e, al contempo, di assicurarsi un rendimento sul lungo periodo a livello ambientale e finanziario.


Fondata nel 2016, GLIO (Global Listed Infrastructure Organization) rappresenta e promuove gli interessi delle società quotate nel campo delle infrastrutture e degli investitori istituzionali in questa classe di beni. In linea di principio il GLIO Index include le aziende impegnate in attività considerate di importanza essenziale per il funzionamento quotidiano della società e dell’economia globale: servizi regolamentati di pubblica utilità, società di infrastrutture per il trasporto, la comunicazione e il trasporto dell’energia.


GLIO, in collaborazione con GRESB, l’organizzazione specializzata nella valutazione e nella fornitura di parametri di valutazione ESG (ossia relativi ad ambiente, società e gestione aziendale) e con GPR (Global Property Research), ha lanciato da circa un anno anche il primo indice specializzato al mondo per le infrastrutture quotate, filtrate secondo i criteri ESG.


 Guardando al futuro, il settore delle infrastrutture quotate da tremila miliardi di dollari rappresentato da GLIO Index offrirà agli investitori svariate opportunità. Per fare un esempio un ETF che clona l’indice permetterà di coprire la metà del mercato complessivo investendo, al tempo stesso, in più di 1.500 aziende diverse. 

Conviene investire in infrastrutture? La nostra opinione

Tutti gli investimenti comportano rischi ed il settore in esame non è certo un’eccezione.

Al rischio di cambio, se i titoli sono denominati in una valuta diversa dall’euro, si aggiunge la particolare sensibilità del settore alle variazioni dei tassi di interesse. Occorre inoltre tenere presente che gli investimenti di nicchia non dovrebbero mai essere fatti quando sono troppo di moda.

In breve il rischio è quello di “inseguire le performance”, comprando nel momento in cui le quotazioni sono particolarmente elevate. Inoltre crediamo che costruendo un portafoglio diversificato, che copra le principali aree geografiche, si investa già in una molteplicità di settori e di titoli. Ne consegue che gli investimenti in settori merceologici specifici dovrà avere un ruolo marginale all’interno del portafoglio.

Consigliamo, infine, di controllare bene l’intero portafoglio, per evitare che l’inserimento di uno strumento di nicchia porti ad una sovraesposizione del settore, accrescendo i rischi.

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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari