Fondo Atlante: cos’è, come funziona e quali criticità presenta

1 Agosto 2022

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Il fondo nasce con le migliori intenzioni: quello di alleviare le sofferenze di alcune banche italiane, sgravandole dai crediti inesigibili e fornendo al tempo stesso un supporto per ciò che riguarda gli aumenti di capitale. Facciamo il punto sullo strumento e sulla sua effettiva efficacia.

Cos’è il fondo Atlante

Si tratta di un fondo di investimento alternativo, chiuso e riservato, creato l’11 aprile 2016 dalla Quaestio SGR, società presieduta dall’economista Alessandro Penati, con il supporto di Fondazione Cariplo. Esso nasce con il supporto governativo al fine di costruire una fonte di finanziamento e di supporto per le banche italiane, duramente provate dalla crisi dei mutui subprime prima e del debito sovrano poi.

Il nome deriva dalla mitologia greca e richiama il titano condannato da Zeus a reggere la volta celeste. Ciò esprime le difficoltà e l’ambizione del progetto che, ad oggi, appare arrivato ad un punto morto. In sintesi gli obiettivi iniziali erano i seguenti:

  • assicurare il successo delle operazioni di ricapitalizzazione degli istituti bancari italiani in difficoltà;
  • aiutare nella cessione dei crediti in sofferenza delle banche in crisi.

La dotazione patrimoniale arrivava in prevalenza dalle due principali banche italiane, Intesa e Unicredit, cui fa seguito la Cassa Depositi e Prestiti e investitori privati.

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L’iniziativa raccolse diversi plausi, sia in sede Europea sia dal Fondo Monetario Internazionale. L’Unione Europea, infatti, apprezzava il fatto che si facesse affidamento su capitali privati. In definitiva ciò evitava il finanziamento pubblico al settore bancario, operazione in contrasto con le norme sul bail in.

La dotazione di Atlante era compresa tra i 5 e i 6 miliardi di euro.

Funzionamento e criticità

Le banche italiane sono stata a lungo sotto capitalizzate. Ciò significa che le dotazioni patrimoniali erano insufficienti a reggere scenari economici avversi. In aggiunta molti crediti erano diventati inesigibili, in quanto attribuibili a “cattivi pagatori”. Per risolvere il problema, almeno nei casi più gravi, era necessario:

  • trovare soggetti disposti a rilevare i crediti insoluti (NPL, non performing loan);
  • individuare soggetti disposti a finanziare le banche in crisi con l’iniezione di capitali privati.

Le quote di capitale

Al 28 aprile 2016 Atlante contava adesioni per 4,25 miliardi di capitali. In modo coerente con gli obiettivi del fondo, il patrimonio era suddiviso in due quote, ognuna delle quali rivolta ad un obiettivo specifico. Il 70% era destinato alla sottoscrizione di aumenti di capitale delle banche in crisi. Ciò avrebbe permesso l’iniezione di mezzi finanziari freschi e duraturi per l’esercizio dell’impresa e la stabilità dell’istituto.

Il restante 30%, invece, era destinato alla sottoscrizione di titoli “cartolarizzati” che rappresentavano crediti in sofferenza.

I partecipanti

A offrire la loro adesione furono 67 istituzioni private, sia italiane sia estere. Ciò dimostrò un interesse tangibile e concreto per l’iniziativa. Oltre a Intesa e Unicredit vale la pena ricordare Poste Vita, UBI Banca (che allora era un istituto a sé stante) e la Compagnia di San Paolo.

Il rendimento atteso del fondo era del 6% l’anno. Si trattava di un guadagno succulento, visto nell’ottica delle istituzioni non in cerca di guadagni speculativi.

Gli sviluppi

Fondo Atlante non è infinito. Le sue dotazioni, per quanto importanti, sono risultate inadeguate a sostenere le richieste di salvataggio. Le prime operazioni compiute sono state quelle di Veneto Banca e di Banca Popolare di Vicenza. Da alcuni anni del fondo Atlante non si ha più notizie.

L’opinione di Segreti Bancari

L’istituzione del fondo fa parte di quei tentativi, fatti a livello governativo, di mettere in sicurezza le banche. Si tratta, però, di strumenti la cui efficacia è soprattutto segnaletica e meno operativa. In pratica si vuole dare un segnale forte al mercato che c’è una rete invisibile di protezione. Tuttavia l’investitore dovrebbe scegliere con estrema attenzione sia la banca con cui lavorare, sia gli investimenti che intende fare.

I luoghi comuni sono spesso fuorvianti e la speranza che ci sia lo Stato a proteggere i nostri soldi intervenendo per sanare gli errori commessi rischia di essere vana. Per questa ragione è bene essere vigili e accorti. Ecco, per concludere, alcune risorse importanti a tua disposizione:

  • INVESTO, se vuoi restare sempre aggiornato sui mercati
  • Welcome, se vuoi imparare ad investire in autonomia
  • Backstage se vuoi sapere dove investire oggi.

Think different. Invest differently.

Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari