
Alleata Previdenza è il piano individuale pensionistico di Alleanza Assicurazioni. Ecco le luce e le ombre del prodotto.
Articolo aggiornato il 6 settembre 2021
Alleata Previdenza in sintesi
Alleata Previdenza è il fondo pensione su base individuale di tipo assicurativo che Alleanza propone ai propri clienti. Il contratto permette di investire in un portafoglio a scelta sulla base dei diversi comparti disponibili. Se è vero che questo permette una notevole personalizzazione dell’investimento, dall’altro i costi elevati rendono dubbia la convenienza dell’operazione.
La ragione principale per cui si sottoscrive un prodotto individuale di previdenza sta, in primis, nella volontà di sfruttare i benefici fiscali. Alleata, in breve, permette di dedurre dal proprio reddito imponibile i premi versati, fino a 5.164,57 euro all’anno.
Tuttavia, a fronte del risparmio fiscale, ci sono costi e vincoli. Il capitale, infatti, potrà essere incassato solo al raggiungimento dell’età pensionabile. Infine, qualora l’importo maturato superi un certo importo, occorrerà incassare sotto forma di rendita parte di quanto accumulato.
Fatte queste premesse analizziamo le caratteristiche dei vari comparti in cui è possibile investire.
I comparti di investimento di Alleata Previdenza
L’iscritto ad Alleata Previdenza può investire in tre diversi fondi assicurativi, ognuno dei quali ha un determinato profilo di rischio/rendimento.
In particolare, grazie ad una forma di automatismo, l’iscritto verrà “spostato” da una linea all’altra in base all’età.
Alleata Previdenza azionaria
È la linea di investimento prevista per iscritti con età inferiore a 49 anni. In sintesi, lo scopo della linea è l’investimento prevalente nel mercato azionario.
La quota di azioni potrà oscillare tra un minimo del 70% ad un massimo del 100%.
La linea azionaria comporta, inoltre, un costo annuo di gestione dell’1,90%, addebitata mensilmente.
Alleata Previdenza bilanciata
Si tratta di una linea di investimento a medio rischio. Essa, infatti, è destinata ad iscritti con età compresa tra i 50 ed i 59. Il costo annuo di gestione è pari all’1,70%. Anche in questo caso è previsto l’addebito mensile.
Per quanto attiene alla quota azionaria, essa può variare dal 35% al 65%. Il comparto è simile al profilo dinamico di Segreti Bancari. Quest’ultimo, però, presenta il limite di non avere la deducibilità fiscale, ma il pregio di essere esente da qualsiasi vincolo.
Alleata Previdenza garantita
È la linea che consolida i guadagni raggiunti. Essa prevede l’investimento in obbligazioni, effettuato attraverso la gestione separata. In sintesi, essa è destinata agli iscritti con età superiore ai 60 anni. Il rendimento è pari al guadagno ottenuto dalla gestione separata, ridotto di 1,50% annuo.
I costi di Alleata Previdenza
Alle commissioni previste per i singoli fondi, si aggiungono i “caricamenti”iniziali. Essi sono, nello specifico, i costi che gravano su ogni versamento fatto e ammontano al 4,50%.
In aggiunta ci sarà un ulteriore costo, al momento della erogazione della rendita, che va da un minimo dell’1,35% annuo ad un massimo dell’1,90%.
Alleata Previdenza, conviene o no?
Se la sottoscrizione del contratto viene fatta prevalentemente per usufruire dei benefici fiscali, Alleata non conviene. Esistono, infatti, prodotti meno cari e migliori da questo punto di vista. Senza voler fare pubblicità a nessuno, un’alternativa interessante è Seconda Pensione.
Se si opta per una sorta di piano di accumulo, invece, è meglio optare per un semplice PAC in ETF. A nostro avviso la perdita del beneficio fiscale è più che compensata dal risparmio in termini di costi e dalla flessibilità operativa derivante dalla possibilità di disporre liberamente del proprio capitale.
Think different, invest differently.
Giacomo Saver – Segretibancari.com
Caro Dr. Saver, dopo aver letto questo interessante articolo mi sono andato a rileggere un suo vecchio scritto del 2012 scegliendolo nell’elenco a piè pagina (Ti potrebbe interessare anche…). Mi riferisco all’articolo intitolato “Fondo pensione: una nuova trappola per te”.
A suo parere è ancora valido? Volendo ripubblicarlo cambierebbe qualcosa alla luce di quanto accaduto nei sette anni trascorsi?
Le chiedo ciò perché quell’articolo contribuì a farmi prendere la decisione di mantenere il mio TFR in Azienda e mi ha spinto a gestire in proprio, con l’aiuto di una consulenza indipendente, i miei risparmi (e quelli di mia moglie) in modo di avere già oggi un extra stipendio e domani una pensione integrativa vedendo nel frattempo crescere il capitale che rimane a mia completa disposizione in ogni momento essendo investito in strumenti estremamente liquidi.
Saluti.
@ Giovanni
Sì, a mio avviso l’articolo è ancora valido. Il fatto che molti fondi pensione abbiano reso bene, al netto dei costi, è da attribuirsi allo straordinario andamento dei mercati azionari negli ultimi anni. Credo tuttavia che questo scenario, in futuro, non sarà più ripetibile per cui confermo che conviene evitare la previdenza complementare. Meglio, semmai, investire in modo autonomo il proprio denaro così da migliorarne i rendimenti senza i vincoli imposti dalla previdenza complementare.
La mia vicenda è sovrapponibile a quella del Signore che ha scritto il commento precedente.
Ringrazio il dr. Cottino (alias Saver) di cui sono diventato cliente.