Berkshire Hathaway: conviene investire con Buffett?

3 Luglio 2020

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Dal 1995 al 2019 la Berkshire Hathaway ha ridotto la sovraperformance rispetto all’S&P 500. L’Oracolo di Omaha alle prese con la grande sfida della gestione passiva.

Cos’è la Berkshire Hathaway

Nota come la cassaforte di Buffett, la Berkshire Hathaway è la holding di partecipazioni attraverso la quale l’Oracolo di Omaha, il più grande investitore al mondo, fa le sue operazioni.

Sebbene all’origine fosse una società tessile, essa ha cambiato pelle nel 1962 quando Buffett entrò nel capitale azionario. Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, infatti, Warren Buffett non gestisce fondi di investimento.

Intendo dire che per essere “seguiti” da lui occorre comprare azioni della Berkshire Hathaway. Il titolo è disponibile in due classi, A e B, con diverso taglio. Chi le compra otterrà gli stessi risultati di Buffett.

Ma la Berkshire è anche una comune società quotata con fondamentali propri che vale la pena esaminare.

Analizziamo il contenitore

La Berkshire Hathaway ha dei fondamentali ottimi, che riflettono la politica di gestione prudente di Buffett e del suo socio Charlie Munger.

In particolare il rapporto prezzo/utili “normalizzato” è pari a 5,32. Il rapporto tra prezzo e valore contabile, invece, supera di poco l’unità. In aggiunta la società è quasi priva di debiti: questi rappresentano solo un quarto del patrimonio netto.

La redditività del capitale proprio, espressa attraverso gli utili, è del 21%. Ciò significa che, contrariamente ai luoghi comuni, l’azienda punta in prevalenza alla creazione di utili e meno all’ottenimento di guadagni speculativi.

Il coefficiente Beta è dello 0,8. Ciò significa, in sintesi, che il titolo è difensivo, poiché ad una discesa dell’indice azionario Usa del 10% corrisponde un ribasso dell’8% della Berkshire.

Chi compra le azioni della società, però, lo fa per approfittare della capacità di Buffett di fare investimenti vincenti. Ma a quanto ammonta l’extra rendimento dell’Oracolo di Omaha rispetto all’indice generale?

E se fosse Buffett il tuo gestore?

Nella terza edizione di INVESTO di febbraio 2020 abbiamo fatto un confronto tra l’andamento della Berkshire Hathaway e l’indice della borsa americana.

La tabella che segue, presa dalla newsletter, mostra una cosa davvero interessante:

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Nonostante il grande Buffett sia riuscito a battere l’indice per un lunghissimo periodo di tempo, il suo tocco magico perde smalto a partire dagli anni ’90.

Da quella data, infatti, il valore della gestione attiva della Berkshire Hathaway, seppur positivo, si è “appiattito” sull’indice.

Lo stesso Buffet, inoltre, ha di recente comprato 12,7 miliardi di dollari dell’ETF SPDR S&P 500, mentre ha investito 12,7 miliardi nell’ETF Vanguard su S&P 500.

Buffett sembra essersi arreso ad una verità inconfutabile. Tanto più un mercato finanziario è concorrenziale tanto più risulta difficile ottenere performance superiori all’indice.

L’epitaffio della gestione attiva?

La gestione attiva ha funzionato molto bene negli anni in cui il mercato azionario era popolato da piccoli investitori. Essi, in breve, si comportavano come “fanciulli che non sanno quello che fanno“. In quelle condizioni era relativamente semplice ottenere risultati superiori alla media.

Oggi non è più così. Grandi menti operano sui mercati, che sono dominati da investitori evoluti e sopraffini. In questo contesto ottenere risultati superiori agli indici è dannatamente difficile. E i dati ci mostrano come anche Buffett sia soggetto a questo fenomeno. Per inciso la Berkshire Hathaway ha perso il 25% contro il 14% dell’S&P 500 nella prima parte del 2020.

Chi credeva che il Guru fosse infallibile purtroppo è stato deluso. E tali saranno i seguaci della gestione attiva che regalano migliaia di euro l’anno a gestori che per un certo periodo “battono il mercato”.

Think different. Invest differently.

Giacomo Saver – CEO Segreti Bancari