Conviene investire nel fondo Etica Bilanciato? Recensione completa e opinioni

2 Maggio 2022

etica bilanciato recensione opinioni

Secondo noi non conviene investire nel fondo comune Etica Bilanciato per una serie di ragioni che vedremo in questo articolo, dopo aver analizzato a fondo il prodotto ed offerto il nostro punto di vista realmente indipendente.

Caratteristiche

Come dice il nome, il prodotto in questione è un fondo bilanciato di tipo etico. Il suo obiettivo è la crescita del capitale su un periodo di tempo intermedio (3-5 anni) gestendo rischi ed opportunità. Ad aprile 2022 il patrimonio complessivo del fondo ammontava a 2083,446 mln €.

Il cliente tipo è un investitore che si accontenti di una moderata crescita del capitale in cambio di una volatilità ridotta. L’aderenza a criteri ESG (di rispetto ambientale, dell’etica e del buon governo) rendono il fondo interessante per chi è attento a queste tematiche.

Etica non gestisce direttamente il fondo, che è affidato in delega ad Anima SGR. La data di lancio del prodotto è il 4 marzo 2003.

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Dove investe

Etica Bilanciato ha il seguente parametro oggettivo di riferimento (benchmark):

  • 60% MSCI World ESG Universal Net Total Return (in Euro)
  • 35% JP Morgan EMU
  • 5% ICE BofAML Euro Treasury Bill Index

Mentre la ripartizione valutaria appare corretta, l’esposizione azionaria privilegia gli Stati Uniti, che coprono il 70% della quota azionaria. Inoltre è utile ricordare che l’indice MSCI ESG World è composto da circa 700 titoli azionari, contro i 1.500 dell’indice standard.

Pur mantenendo un’esposizione in linea con il benchmark, il fondo è sottopesato negli USA, mentre sovrappesa l’Asia ed il Giappone. Sull’Europa, invece, è neutrale.

Rischio e rendimento

Su una scala da uno a sette la rischiosità del prodotto è di 5. La deviazione standard, secondo Morningstar, è del 10% circa, mentre il rendimento è stato del 7%. Con una probabilità del 95% il guadagno effettivo annuo si collocherà tra un minimo del -12,60% ed un massimo del 26,60%.

La performance storica, invece, è stata del:

  • 7,44% nel 2015
  • 5,51% nel 2016
  • 3,38% nel 2017
  • -3,76% nel 2018
  • 14,82% nel 2019
  • 2,60% nel 2020
  • 14,55% nel 2021.

Vedremo in seguito se questi dati possano considerarsi soddisfacenti.

Costi

Il fondo Etica Bilanciato appare parecchio caro. Mentre la commissione di sottoscrizione è assente, i costi di gestione sono pesanti. A fronte di un onere dichiarato dell’1,80%, il costo totale effettivo è dell’1,93%. Alla luce del fatto che il prodotto è di tipo “misto” e non completamente azionario l’onere di gestione appare penalizzante ai fini della performance finale.

Come si sottoscrive

Al pari degli altri fondi comuni di investimento aperti, anche il prodotto in esame prevede due modalità di sottoscrizione. Attraverso la formula PIC è possibile investire in un’unica soluzione. il versamento minimo in questo caso è di 500 €, il che rende il fondo accessibile a tutti. I versamenti successivi possono essere fatti a partire da 200 €.

La formula PAC, invece, prevede l’ingresso graduale attraverso un piano di investimento programmato con cadenza mensile, trimestrale, semestrale e annuale. In questo caso l’importo minimo di ogni rata è di 50 €.

Conviene investire in Etica Bilanciato?

La nostra opinione è che, nonostante le performance appaiano buone, sia meglio evitare di sottoscrivere il fondo. Se, infatti, andiamo a confrontare i rendimenti ottenuti con quelli del benchmark, notiamo che per ben 5 anni, dal 2015 al 2020 inclusi, il fondo ha ottenuto rendimenti inferiori a quello del parametro oggettivo di riferimento.

Solo nel 2015 e nel 2021 il gestore ha riportato guadagni superiori. Un’analisi più approfondita mostra come il gestore abbia sostanzialmente adottato una politica di gestione passiva. Ciò, insieme agli elevati costi che gravano sul fondo e ad una non ottimale scelta dei titoli, ha provocato rendimenti insoddisfacenti.

A nostro avviso l’investitore interessato ad un portafoglio avente rischio-rendimento simile all’Etica Bilanciato potrà agire da solo, individuando due ETF.

Il primo di essi potrà essere un azionario globale con criteri ESG, che replica l’indice MSCI World ESG Universal Net Total Return. Ad esso dovrà essere dedicato il 60% dell’importo che si desidera investire. Un secondo ETF, di tipo obbligazionario euro o obbligazionario globale con copertura del tasso di cambio, invece, prenderà il 40% dell’importo.

In questo caso la minimizzazione delle spese avrà la meglio sulle capacità del gestore e condurrà, nel tempo, a guadagni più interessanti.

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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari