Recupero minusvalenze: guida per l’uso

5 Giugno 2024

recuperare minusvalenze

Hai fatto investimenti che non hanno dato i loro frutti ed ora sei in perdita. Nessun problema. Vedremo insieme le migliori strategie per recuperare le minusvalenze in modo semplice ed “integrato” con gli altri strumenti per gestire al meglio il tuo portafoglio.

Cosa sono le minusvalenze

Le minusvalenze finanziarie sono le perdite che si verificano quando si vende un investimento a un prezzo inferiore a quello di acquisto. Si possono generare da diversi tipi di investimenti, come azioni, obbligazioni, fondi comuni, ETF, ETC, Certificates, derivati. 

Per recuperare le minusvalenze bisogna tenere conto del regime fiscale applicato (amministrato o dichiarativo) e della categoria di reddito (da capitale o diverso) a cui appartengono gli investimenti. Sono dati importanti da considerare nella gestione del proprio patrimonio, perché possono influire sulla tassazione e sul rendimento degli investimenti.

In definitiva parliamo di un credito fiscale, che si prescrive in quattro anni. Se utilizzato, invece, potrà portare all’esenzione dalle tasse gli utili realizzati successivamente, con i limiti che vedremo. Nel 99% dei casi chi apre un conto titoli presso una banca o una SIM si trova, di default, nel regime del risparmio amministrato. In altre parole non dovrà dichiarare nulla né nel 730 né nel Modello Unico, poiché sarà la banca a fare tutti i conteggi in qualità di sostituto di imposta. La tassazione sulle plusvalenze non compensate ammonta al 26%, Fanno eccezione i proventi da titoli di stato che pagano il 12,50%.

Se la vendita in utile di un prodotto finanziario è preceduta da una minus pregressa, la banca o l’intermediario calcolerà la differenza tra guadagni e perdite e applicherà l’imposta sulla differenza.

Dal 2010 è possibile investire senza prevedere. Scopri come

Un esempio chiarirà il meccanismo:

  • abbiamo una minusvalenza di 1.000 € derivante dalla vendita in perdita dell’azione X
  • successivamente liquidiamo l’azione Y, conseguendo un utile (al netto delle commissioni di compravendita) di 1.200 €
  • l’utile tassato sarà pari a 200 € , mentre l’imposta ammonterà al 26% di tale somma, ovvero 52 €.

Come recuperare le minusvalenze

La minusvalenza è creata in automatico ogni qual volta un investitore vende uno strumento finanziario ad un prezzo inferiore a quello al quale lo ha comprato. La perdita è creata automaticamente e rientra nella categoria fiscale dei “redditi diversi”. Questi ultimi, infatti, presentano due caratteristiche fondamentali:

  • sono prodotti da un’operazione aleatoria, dall’esito incerto, eseguita sui mercati finanziari;
  • possono avere sia segno positivo sia segno negativo.

La plusvalenza, invece, si genera con la vendita in utile di un prodotto finanziario. Per chi opera nel regime amministrato, ossia quasi tutti gli investitori italiani, è fondamentale che in caso di vendita contestuale di un titolo in utile ed uno in perdita la seconda sia fatta per prima. La banca, infatti, segue un criterio temporale nella compensazione. Lo “zainetto fiscale” è quella sorta di estratto conto che gli intermediari mettono a disposizione dei clienti che sintetizza la posizione fiscale di ciascuno, evidenziando i crediti in capo al contribuente e la relativa scadenza.

Tuttavia vendere un prodotto finanziario in utile prima della scadenza del credito non basta per recuperare le minusvalenze. Occorre, infatti, che i redditi coinvolti siano entrambi “da capitale”diversi”, ossia compensabili.

Minusvalenze in scadenza: come compensarle

Mentre i redditi diversi derivano da un guadagno incerto prodotto dalle fluttuazioni di prezzo dello strumento, i redditi da capitale sono i frutti prodotti da un investimento in termini di interessi o dividendi. A causa di ciò le cedole incassate dai titoli che abbiamo in portafoglio non potranno essere esentasse se abbiamo delle perdite pregresse. In altre parole pagheremo comunque le imposte pur avendo subito un danno patrimoniale.

Purtroppo anche gli utili derivanti dalla vendita di ETF e fondi di investimento rientrano nella categoria dei redditi da capitale. Quindi se vendi in perdita un ETF e successivamente liquidi un fondo di investimento in utile pagherai comunque le tasse sul secondo.

Ecco allora tre semplici strategie per cercare di ottimizzare il carico fiscale:

  • gli utili relativi alle singole azioni sono compensabili. Se hai delle posizioni in utile vendile, così da contabilizzare il guadagno. In questo modo avrai un recupero del credito precedente. Ti consiglio di fare questa operazione verso fine anno, così da non precludere ad ulteriori rialzi; anche i guadagni dalla vendita dei bond sono in parte compensabili;
  • gli utili di ETC sono compensabili. Se, ad esempio, hai un ETC sull’oro e sei in guadagno l’utile che realizzerai dalla vendita è compensabile. Di nuovo attendi la fine dell’anno o cerca di trovare il momento migliore per uscire dall’investimento magari seguendo i consigli che sto per darti;
  • utilizza prodotti finanziari ad hoc. Ad esempio esistono degli investment certificates semplici che ti permettono di investire in panieri di titoli ampi e diversificati. Questi producono redditi diversi che, pertanto, sono assolutamente compensabili;

Se vuoi compensare perdite su fondi con altri fondi o ETF, invece, l’unica strada consiste nell’inserire i prodotti all’interno di una polizza unit linked. In questo modo riuscirai a recuperare le minusvalenze, ma dovrai pagare i costi di gestione sulla polizza stessa. Poiché una unit costa, circa, il 2,50% l’anno (e tale costo si somma a quelli dei singoli prodotti in essa inseriti) dovrai valutare con attenzione la convenienza dell’operazione.

Le novità 2024

La legge delega n. 111/2023, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 14 agosto 2023, ha introdotto alcuni principi che dovranno ispirare la riforma della tassazione delle rendite finanziarie. In breve il Governo dovrà emanare i decreti attuativi entro il mese di agosto 2025. Sebbene non possiamo sapere in anticipo cosa accadrà ecco una breve sintesi delle novità più importanti:

  • Armonizzazione della tassazione. Sia le plusvalenze sia le minus dovranno fare parte di un’unica fattispecie di reddito. Dovrebbe in tal modo superarsi la distinzione tra redditi di capitale (non compensabili) e redditi diversi (che, al contrario, si possono compensare).
  • Nuovi modi per compensare. I redditi di natura finanziaria, oltre a seguire il principio di cassa (pago nel momento in cui ottengo il guadagno) dovranno ricomprendere perdite derivanti ad esempio dal fallimento di una società e dal conseguente azzeramento del valore delle azioni.
  • Nuova imposta sostitutiva. È prevista l’introduzione di un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e delle relative addizionali sui redditi di natura finanziaria, attualmente soggetti a un prelievo a monte a titolo definitivo. Oggi interessi e dividendi sono tassati con ritenuta a titolo definitivo del 26% mentre per i redditi diversi di natura finanziaria sono previsti tre regimi di tassazione: dichiarativo, amministrato e gestito.
  • Obbligo di dichiarazione in capo ai singoli contribuenti. Per i redditi di natura finanziaria è previsto un obbligo di dichiarazione da parte dell’investitore, con la possibilità di optare per l’applicazione di modalità semplificate di riscossione dell’imposta attraverso intermediari autorizzati, con i quali sussistono stabili rapporti, senza obbligo di successiva dichiarazione dei medesimi redditi.
  • Obbligo di comunicazione all’Agenzia delle Entrate. È prevista l’introduzione di un obbligo di comunicazione all’Agenzia delle Entrate per i soggetti che intervengono nella riscossione dei redditi di natura finanziaria per i quali il contribuente non ha scelto il regime opzionale.
  • Revisione della tassazione dei fondi pensione. Attualmente i fondi pensione seguono il regime ETT (esenzione nella fase di versamento, tassazione dei proventi maturati con aliquota 20% e tassazione delle prestazioni con aliquota decrescente dal 15% al 9%). Per uniformare il sistema impositivo italiano a quello europeo si dovrebbe andare verso l’esenzione dell’imposta sui proventi generati dalla gestione finanziaria del fondo.

Domande frequenti

Come posso recuperare le minusvalenze degli ETF o dei fondi?

Hai due possibilità per farlo. O vendi singole azioni, obbligazioni o ETC oppure scegli di investire in certificates di tipo standard e provvedi a liquidare questi – ammesso che siano in utile – prima della scadenza del credito fiscale. Sebbene sia possibile, in teoria, usare una polizza Unit Linked per recuperare il credito fiscale l’elevato costo della stessa rende sconsigliabile questa opzione.

Cosa succede se cambio banca?

La banca vecchia ti darà una certificazione che attesta la tua posizione fiscale. Dovrai consegnare al nuovo intermediario questo documento affinché lo inserisca nel tuo nuovo zainetto fiscale. Condizione sine qua non affinché ciò avvenga è che i rapporti con la banca vecchia siano chiusi. In caso contrario l’istituto non produrrà alcuna documentazione.

Devo dichiarare le minusvalenze?

No, a meno che tu non abbia optato per il regime dichiarativo. Poiché, tuttavia, questo regime è opzionale, è molto probabile che tu ti trovi nel regime di default, ossia l’amministrato. In questo caso non devi dichiarare nulla. Sarà la banca, infatti, a versare le imposte per tuo conto.

I nostri consigli

Per effetto della “Teoria del Prospetto” teorizzata dal Premio Nobel Daniel Kahneman la presenza di perdita altera il comportamento degli investitori. Questi, in particolare, diventano più propensi al rischio esponendo il proprio portafoglio a possibili perdite ulteriori.

Il recupero del credito fiscale precedente non deve essere mai un obiettivo di investimento. Meglio, invece, partire da un portafoglio che rifletta le tue preferenze in materia di rischio, la tua attitudine nei confronti dello stesso, la tua conoscenza del rischio e la tua capacità di sopportare le perdite.

Solo dopo, in fase di implementazione della strategia, potrai eventualmente, pensare di usare singoli strumenti in grado di compensare le perdite. Ad esempio potresti:

  • inserire qualche certificato invece degli ETF;
  • nell’ambito della quota azionaria aumentare il numero delle singole azioni a discapito degli ETF.

Ma ricorda: NON ESAGERARE!

Per questo siamo qui…

Era il 7 dicembre del 2009 quando pubblicammo il nostro primo articolo su blogspot. Una data simbolica, perché a Milano è festa patronale e Milano è la capitale della finanza. Da allora non abbiamo mai interrotto la nostra missione per aiutarti ad investire in modo diverso, usando la testa e non lo stomaco e credendo nella semplicità.

Ecco come si concretizza il nostro impegno per te:

Think different. Invest differently.

Giacomo Saver – CEO Segreti Bancari