ELTIF e Pir alternativi: opportunità o trappola?

3 Giugno 2020

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Gli ELTIF permettono di investire in società illiquide dalle piccole dimensioni. Un investimento patriottico che finanzierà i soggetti più colpiti dalla crisi COVID.

Cosa sono gli ELTIF

ELTIF è l’acronimo di European Long Term Investment Funds. Si tratta di strumenti finanziari creati in Europa nel 2015 e recepiti in Italia nel 2018, pensati per finanziare le piccole e medie imprese.

In quanto fondi chiusi gli ELTIF sono sono particolarmente rischiosi. Essi, tuttavia, ampliano l’universo delle possibilità di investimento permettendo a tutti di diversificare in modo professionale il portafoglio.

In Italia, in particolar modo, un prodotto simile agli ELTIF sono i PIR alternativi, o di seconda generazione, nati in un contesto e con obiettivi specifici.

ELTIF, PIR e contesto di mercato

Sebbene presentino delle differenze, PIR ed ELTIF condividono i medesimi l’obiettivi. In aggiunta entrambi sono nati in un contesto di mercato simile, per cui li analizzeremo insieme.

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Da tempo intermediari e investitori richiedevano strumenti finanziari innovativi per migliorare la diversificazione del portafoglio. I primi, in breve, volevano disporre di nuovi prodotti da vendere. I secondi, invece, volevano diversificare grazie a classi di attivo tradizionalmente riservate agli istituzionali.

La crisi sanitaria del 2020, in particolare, ha accelerato il processo. Gli ELTIF e i Pir, in sintesi, permettono di raggiungere due obiettivi. In primo luogo essi offrono agli investitori un nuovo e accattivante prodotto. Oltre a ciò essi convoglieranno parte della liquidità ferma sui conti verso le piccole imprese, aiutandole a uscire dalla crisi.

ELTIF e PIR: i vantaggi

Sebbene non siano la stessa cosa, ELTIF e PIR sono piuttosto simili. In particolare i secondi sono un caso particolare del primi. Essi prevedono agevolazioni fiscali e vantaggi per tutti i soggetti coinvolti.

I vantaggi degli ELTIF per l’investitore

Grazie agli ELTIF/PIR l’investitore potrà accedere a strumenti finanziari di nicchia. Essi, infatti, investiranno in società quotate o quotande, illiquide per almeno il 70% delle disponibilità totali.

Il portafoglio dei nuovi strumenti potrà essere composto, inoltre, da crediti, debiti e fondi di private equity. L’investitore avrà accesso, in definitiva, a tipi di attivo rischiosi e illiquidi, ma potenzialmente redditizi.

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Oltre a ciò i nuovi PIR offriranno l’esenzione fiscale dalle imposte sui guadagni se tenuti per 5 anni.

I vantaggi degli ELTIF per la collettività

Secondo Equita il segmento degli ELTIF potrà raccogliere tra i 2 e i 3 miliardi di euro entro il 2020. Nei prossimi 5-7 anni la raccolta potrebbe arrivare a 7-8 miliardi.

Si tratta, per lo più, di denaro che finanzierà le piccole imprese italiane. Oggetto dell’investimento, infatti, sono titoli di società diverse dalle large cap e dalle mid cap.

I rischi degli ELTIF

Poiché il sottostante degli ELTIF sono titoli illiquidi, il rischio di investimento è alto. In modo particolare essi potranno subire fluttuazioni marcate.

In aggiunta il beneficio fiscale, molto spesso determinante nella scelta, richiede il mantenimento dell’investimento per almeno 5 anni. Se, durante questo periodo, ci sarà un boom seguito da un crollo l’investitore sarà penalizzato.

Egli, infatti, terrebbe il PIR/ELTIF fino alla scadenza per non pagare le tasse. Tuttavia se al momento della vendita le quotazioni saranno scese l’operazione si chiuderà in perdita.

I PIR di prima generazione, ad esempio, hanno avuto una parabola discendente. Dopo aver incassato 13,7 miliardi di euro, hanno perso 232 milioni di raccolta nel primi trimestre del 2020.

Occorre quindi una grande capacità di analisi per decidere se sia il caso di investire in ELTIF o no. L’investitore non professionista potrà tranquillamente evitare questi prodotti.

Think different. Invest differently.

Giacomo Saver – CEO Segreti Bancari