ETF attivi o passivi: tutte le differenze

10 Marzo 2023

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Gli ETF attivi e passivi sono una risorsa importante per gli investitori, ma su quale puntare per dare una marcia inpiù ai tuoi risparmi? Scopriamolo insieme.

I fondi negoziati in borsa (ETF) hanno guadagnato un’immensa popolarità tra gli investitori grazie alla loro convenienza, semplicità e ai vantaggi della diversificazione. Il primo ETF passivo è stato lanciato nel 1993 e da allora questi prodotti si sono evoluti fino a diventare uno strumento di investimento popolare sia per gli investitori privati che per quelli istituzionali. 

Mentre gli ETF passivi sono stati prevalenti sul mercato, negli ultimi anni anche gli ETF a gestione attiva hanno guadagnato terreno. Questo articolo fornirà una panoramica delle somiglianze e delle differenze tra ETF passivi e attivi, evidenziandone le strutture, la liquidità e la trasparenza. 

La comprensione di analogie e differenze tra questi tipi di ETF può aiutare gli investitori a prendere decisioni in base ai loro obiettivi di investimento e alla loro tolleranza al rischio.

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ETF passivi e attivi: caratteristiche

Gli ETF passivi esistono dal 1993, quando State Street lanciò negli Stati Uniti l’SPDR S&P 500 ETF. Questi fondi seguono tipicamente un indice (come l’indice S&P 500) e il portafoglio viene aggiornato regolarmente (in genere trimestralmente) per riflettere le variazioni dell’indice di riferimento.

Un ETF a gestione attiva è una forma di fondo negoziato in borsa in cui un gestore o un team prende decisioni sull’allocazione del portafoglio sottostante, senza aderire a una strategia di investimento passiva. Questo prodotto ha un indice di riferimento, ma i gestori possono modificare le allocazioni settoriali, effettuare operazioni di mercato o discostarsi dall’indice a loro piacimento. Ciò produce rendimenti d’investimento che non rispecchiano perfettamente l’indice sottostante.

Sebbene possano sembrare un’opzione interessante, è generalmente consigliabile evitarli. Investire in ETF attivi può essere rischioso, in quanto gli investitori corrono il rischio di cadere in prodotti costosi che sono essenzialmente cloni dei fondi di investimento tradizionali venduti dalle banche. Le elevate commissioni possono intaccare significativamente i rendimenti e potrebbero non valere la spesa. È importante considerare attentamente i rischi e i costi potenziali associati agli ETF attivi prima di prendere qualsiasi decisione di investimento.

Strutturalmente, gli ETF passivi e gli ETF attivi sono simili, ma presentano anche alcune differenze che è importante che gli investitori comprendano. 

Quali sono le somiglianze?

Ecco le principali cose in comune tra ETF passivi e attivi:

  • Struttura: Sia gli ETF passivi che quelli attivi sono generalmente schemi di investimento gestiti e un tipo di prodotto che viene negoziato nello stesso modo in cui viene negoziata un’azione di una società.
  • Liquidità: Per garantire un’efficiente negoziazione sul mercato secondario delle quote dell’ETF e con l’obiettivo di far sì che il prezzo segua il valore patrimoniale netto sottostante, gli emittenti mettono in atto accordi di liquidità aggiuntivi. Poiché gli ETF sono fondi aperti e possono emettere e rimborsare continuamente quote, sono in grado di facilitare questi accordi di liquidità.
  • Trasparenza: Gli investitori hanno la possibilità di conoscere il valore del fondo sottostante e la composizione del suo portafoglio grazie alle informazioni fornite regolarmente dal sito web dell’emittente dell’ETF.

Quali sono le differenze?

Con un ETF attivo, il gestore del portafoglio intraprende una ricerca sui titoli per determinare quali azioni sottostanti detenere e in quali percentuali. In seguito gestirà attivamente le ponderazioni dei titoli in base alle valutazioni, alle tendenze del settore e al contesto macroeconomico. L’obiettivo è gestire il rischio complessivo del portafoglio e cogliere le opportunità che si presentano quando i mercati si muovono. 

Un ETF passivo segue un indice. Può trattarsi di un indice del mercato azionario su base ampia, di un indice settoriale, di indici personalizzati o di indici che comprendono credito, materie prime e valute. Possono replicare completamente un indice acquistando tutti i titoli che lo compongono oppure possono essere ottimizzati acquistando i titoli che forniscono il campione più rappresentativo dell’indice stesso in base a correlazioni, esposizione e rischio. 

Un’ulteriore differenza riguardo gli ETF fisici: questi prodotti cercano di seguire gli indici di riferimento detenendo tutti, o un campione rappresentativo, dei titoli sottostanti che compongono l’indice: gli ETF sintetici, invece, si affidano a strumenti derivati come gli swap per attuare la loro strategia d’investimento invece di detenere fisicamente ciascuno dei titoli di un indice.

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