Meglio gli ETF a distribuzione o ad accumulazione?

4 Febbraio 2022

ETF a distribuzione o accumulazione

Quali replicanti sono meglio per investire in modo consapevole semplice ed indipendente? Gli ETF a distribuzione o quelli ad accumulazione?

Come investire correttamente in ETF

Una volta capito che gli ETF sono il prodotto più efficace per migliorare le performance dei propri investimenti, la domanda chiave da porsi è quale sia meglio scegliere tra i fondi a distribuzione e quelli ad accumulazione. 

Le differenze che caratterizzano le due tipologie di strumento, infatti, non si limitano al destino dell’utile prodotto ma riguardano anche la tipologia di tassazione sottesa.  

Esistono, inoltre, emittenti che offrono entrambi i tipi di fondo, ognuno dei quali replica lo stesso indice. Ma come scegliere i migliori? 

ETF a distribuzione e ad accumulo: cosa sono e come funzionano

La presa di posizione verso l’uno o l’altro strumento implica orizzonti temporali e obiettivi  d’investimento diversi. 

Nel caso degli ETF a distribuzione, che troverete contraddistinti dall’abbreviativo  DIST, l’utile generato verrà distribuito sotto forma di dividendi. Gli Exchange Traded Fuds che “staccano le cedole” rispondono bene all’esigenza di ottenere un’entrata periodica.  Esistono, inoltre, prodotti che pagano il frutto una volta l’anno ma anche strumenti che prevedono una distribuzione semestrale o addirittura mensile.

Nel caso degli ETF ad accumulo, che potrete riconoscere grazie all’abbreviativo ACC, invece, i  dividendi vengono reinvestiti. Tale politica si riflette nell’aumento del valore delle quote possedute.  I prodotti che “accumulano”, infatti, crescono più rapidamente di quelli che distribuiscono.

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Il KIID è un documento prezioso. Esso, infatti, specifica tra le altre cose la tipologia di fondo in relazione alle politiche dei dividendi.  

Differenze nel sistema tributario: la tassazione

Nel nostro Paese ormai da tempo il sistema tributario ha una spiccata tendenza rapace nei confronti degli investitori, piccoli o grandi che siano. Esso inoltre penalizza gli Exchange Traded Funds, poiché le minusvalenze accumulate non si compensano con gli utili prodotti. Per questa ragione è importante procedere ad un’ottimizzazione fiscale scegliendo, laddove possibile i prodotti ad accumulo.

Scegliendo un ETF a distribuzione, infatti, le somme percepite a titolo di dividendo  subiranno una tassazione immediata del 26% come reddito da capitale.  Fanno eccezione i prodotti obbligazionari che investono in titoli di Stato per i quali vige l’imposizione al 12,50%.

Contrariamente a quanto sopra invece, gli ETF ad accumulo non saranno soggetti ad alcuna  tassazione istantanea. Essi verranno tassati solo nel momento della vendita.

Ciò significa che la somma corrispondente all’utile generato continuerà, nella sua interezza e senza nessuna  decurtazione, a rimanere dentro all’ETF e ad aumentarne il valore.  Se non siete interessati a entrate di liquidità periodiche, ma siete più orientati verso un progetto a  lungo termine, questa seconda tipologia potrebbe fare al caso vostro.

L’orizzonte temporale e l’interesse composto

L’orizzonte temporale che vi siete fissati nella vostra strategia d’investimento è un fattore decisivo nella scelta del tipo di replicante da utilizzare.

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In particolar modo, come appena accennato, nel caso degli ETF ad accumulo il posticipo del momento impositivo si traduce in un vantaggio per l’investitore. Sul medio-lungo termine, infatti, questo continuo reinvestimento dei frutti andrà a generare una crescita esponenziale del capitale grazie all’effetto compounding.

L’esempio che segue mostrerà come funziona il meccanismo.

Immaginiamo di aver investito 100.000 € in un fondo passivo che ha reso il 5% lordo annuo. Se il clone distribuisce regolarmente i dividendi dopo 10 anni avremo un valore complessivo di 137.000 € pari al valore iniziale più le cedole non reinvestite.

Al contrario se avessimo scelto un prodotto che reinveste potremmo contare su un capitale di 146.540 € tenuto conto, in entrambe le ipotesi, della tassazione. Ciò significa che grazie al differimento dell’imposta avremmo ottenuto il 6% in più di guadagno finale, pari a 12.500 €. Se, al contrario, avessimo reinvestito le cedole avremmo avuto un capitale di 144.000 €. Ovviamente nell’ipotesi in cui non ci siano altri costi per il reinvestimento.

Si tratta di un procedimento dagli evidenti vantaggi fiscali e che permette nel lungo periodo di  aumentare sensibilmente il capitale. 

Accumulazione o distribuzione? Come scegliere i migliori ETF

Come abbiamo sottolineato più volte in precedenza, ogni scelta strategica dal punto di vista  finanziario deve essere valutata in modo coerente con esigenze dell’investitore e la sua personale tolleranza ai rischi.  Operare una scelta arbitraria sulla sola base del maggior reddito generato dagli strumenti che distribuiscono potrebbe rivelarsi  controproducente. 

Nella nostra quotidiana esperienza a contatto con i clienti ci troviamo di fronte persone con entrambe le esigenze. Sebbene ogni situazione vada valutata singolarmente il nostro consiglio è preferire, laddove possibile, i prodotti ad accumulo.

Chi vuole “drenare liquidità” dal proprio portafoglio, infatti, potrà farlo nel momento dell’effettivo bisogno grazie al disinvestimento di un numero di quote corrispondenti all’utile realizzato. In questo modo eviteremo di lasciare sul conto corrente somme infruttifere che, a causa dei costi e del modesto importo, non potranno essere reimpiegate.

I prodotti a distribuzione, invece, sono opportuni per quegli investitori che vogliano crearsi una rendita passiva. È utile ricordare, tuttavia, che il tasso percentuale di rendimento è piuttosto basso.

Monetizzare i dividendi di ETF azionari 

Con ampi indici globali, come il MSCI World, è possibile ottenere un rendimento di dividendi di circa il 2%. In mercati più specializzati, invece, le distribuzioni sono a volte significativamente più elevate.  Tuttavia se il sottostante è molto volatile il rischio è di trovarsi un capitale svalutato a fronte di una cedola incassata.

In questo caso i problemi che si incontrano sono due. Da un lato, in definitiva, si sta spendendo il proprio capitale. Dall’altro, invece, l’investitore sarà tentato di liquidare in fretta la posizione subendo una perdita. Ciò è vero soprattutto se si è investito in un certo strumento solo per “generare cassa”.

ETF obbligazionari con cedola

Come sappiamo le obbligazioni pagano regolarmente un interesse sotto forma di cedola, con la quale  vengono ripagati i creditori nell’attesa di ricevere la restituzione del capitale alla fine del periodo.  Maggiore è rischio di insolvenza che il mercato attribuisce all’emittente, maggiori saranno gli interessi che l’obbligazione dovrà offrire.

Ciò è vero anche per gli ETF di natura obbligazionaria. I prodotti più ricchi, in termini di cedola pagata, in breve, sono anche quelli più rischiosi. Alcuni tipi di fondo, ad esempio, presentano una volatilità paragonabile a quella del mercato azionario.

Politica dei dividendi e confronto con benchmark

Occorre prestare molta attenzione quando si confronta un replicante con il benchmark clonato. Accade, infatti, che se l’ETF distribuisce mentre l’indice reinveste si avrà la spiacevole (ed errata) sensazione che il fondo stia sottoperformando il benchmark.

Allo stesso modo se l’ETF accumula mentre l’indice distribuisce si avrà l’illusione ottica che il fondo batta il benchmark. Un corretto confronto, invece, dimostra come gli Exchange Traded Funds replichino in maniera corretta (e quasi perfetta) l’indice di riferimento.

Per andare oltre

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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari