Conviene investire in polizze vita? Le nostre opinioni “ragionate”

10 Ottobre 2022

investire in polizze vita conviene

Investire in polizze vita conviene? Alla luce delle nostre analisi la risposta è no. A fronte di alcuni discutibili vantaggi, infatti, vi sono svantaggi evidenti. Tutto quello che c’è da sapere per non commettere errori con gli investimenti assicurativi.

Cosa sono le polizze vita e come funzionano

Tradizionalmente noti come “investimenti assicurativi”, le polizze vita sono contratti stipulati tra un privato ed una compagnia di assicurazione. Mentre negli anni 80 si trattava per lo più di prodotti aventi finalità di protezione, gli anni ’90 hanno visto esplodere i contratti del ramo 1 soprattutto grazie alla detraibilità fiscale dei premi versati.

Successivamente sono arrivate le Unit Linked che hanno aggiunto alle precedenti costi e scarsa trasparenza. Ecco, in breve, come funzionano i diversi contratti e che cosa contraddistingue gli uni dagli altri.

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Polizze vita rivalutabili

A fronte del pagamento di un premio “una tantum” o periodico (annuale o mensile) la compagnia si impegna a pagare alla scadenza un capitale rivalutato o una rendita fino a che il cliente/assicurato è in vita. Si tratta, dunque, di un vero e proprio investimento finanziario con limitate funzioni protettive.

Tanto più grazie al fatto che, come vedremo, gli importi versati, sottratti i costi, vengono fatti confluire in un fondo assicurativo a gestione separata. Parte della rivalutazione è riconosciuta all’assicurato sotto forma di “retrocessione“.

Polizze caso morte

A fronte del pagamento di un premio unico o periodico l’assicurato garantisce il pagamento di un capitale ai propri eredi se la morte avverrà entro un preciso lasso di tempo o nel momento del decesso, quando avverrà. Nel primo caso parliamo di “temporanea caso morte“. Si tratta di contratti volti a tutelare gli eredi dalla prematura scomparsa del principale portatore di reddito della famiglia.

Nel secondo caso, invece, parleremo di “assicurazione a vita intera“, poiché mentre è certo il pagamento del capitale è incerta la data di erogazione dello stesso.

Polizze miste

Sono una combinazione delle due. La mista semplice, ad esempio, garantisce alla scadenza il pagamento di un capitale al beneficiario, se in vita, o agli eredi in caso di premorienza. Una variante dei contratti sono i prodotti con “controassicurazione“. In questo caso, nell’ipotesi di premorienza, agli eredi va la somma dei premi versati dal defunto, sottratti i costi ma aggiunte le rivalutazioni.

Unit e index linked

Sono contratti finanziari ricoperti da una veste assicurativa. In breve le Unit sono contenitori di fondi comuni di investimento. Essi offrono tre tipi di vantaggi:

  • escono dall’asse ereditario e pertanto possono essere intestate a chiunque;
  • sono esenti dalle imposte di successione;
  • permettono la compensazione delle plusvalenze e delle minusvalenze tra i fondi interni in cui il capitale è investito.

Le “index”, invece, garantiscono il rimborso del capitale alla scadenza mentre i proventi sono soggetti all’andamento di un paniere di azioni, di valute o di uno o più indici finanziari. Di moda fino agli anni 2000 sono praticamente cadute in disuso dopo gli scandali connessi con il default della Lehman Brothers e di Bear Stern.

Ramo 1 e ramo 3: differenze

I due “rami” assicurativi sono delle categorie entro cui rientrano i prodotti proposti dalle banche e dalle assicurazioni. Nel dettaglio il Ramo 1 prevede contratti rivalutabili, caratterizzati da una maggiore sicurezza. Il capitale, infatti, è garantito dalla presenza della gestione separata, investita per lo più in titoli di Stato.

Il ramo 3, al contrario, si riferisce alle polizze di tipo Unit Linked. Esse sono a tutti gli effetti investimenti finanziari soggetti al rischio di mercato in base ai fondi inseriti nel contenitore. Il valore del contratto, pertanto, fluttuerà nel tempo.

La sicurezza dei fondi assicurativi

I fondi assicurativi sono sicuri? La risposta, purtroppo, è no. Se con l’espressione intendiamo i “contenitori” sottostanti alle polizze Unit, in breve, essi subiranno le oscillazioni tipiche dei mercati in cui i gestori investono. La presenza della doppia commissione, sui fondi singoli detenuti e sul contenitore assicurativo, è particolarmente penalizzante.

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Le gestioni separate, invece, in quanto patrimoni distinti da quello della compagnia che le amministra presentano un grado di affidabilità maggiore. Il meccanismo di valutazione degli attivi a costo storico, in particolare, permette di annullare la volatilità del controvalore investito. L’unico pericolo che il cliente corre riguarda la possibilità che gli emittenti dei titoli detenuti vadano in default.

Si tratta tuttavia di un’ipotesi piuttosto estrema. Nel caso delle Unit, invece, il pericolo maggiormente corso riguarda la volatilità dei controvalori investiti, aggravata dal peso della doppia commissione.

Perché si perdono soldi con le assicurazioni?

La ragione è duplice. A volte i clienti escono dai contratti troppo presto, incappando nelle commissioni di uscita a tunnel che molti contratti prevedono. Oppure, spinti all’irrazionalità da brusche correzioni dei mercati, finiscono con il liquidare le proprie posizioni quando il ribasso è già avvenuto.

Un secondo motivo sta nel fatto che l’investitore è tartassato da costi elevati. Ciò fa sì che in condizioni di mercato “avverse” o non troppo favorevoli si perdano comunque soldi.

I vantaggi delle polizze vita

1 – un cassetto sempre aperto

Grazie alla possibilità di fare versamenti integrativi oltre a quelli previsti, le polizze sulla vita permettono al cliente di accantonare somme aggiuntive. Ciò può riguardare i contratti del ramo !, utili per consolidare i guadagni su prodotti rischiosi, o del ramo 3, attraverso il meccanismo del mediare in perdita nelle fasi sfavorevoli.

2 – rivalutazione stabile

I prodotti a gestione separata offrono una rivalutazione piuttosto stabile da un anno all’altro. Ciò permette di ottenere un guadagno pressa poco costante senza rischiare il capitale.

3 – vantaggi fiscali

Le polizze di vecchia generazione prevedono la deducibilità fiscale dei premi pagati, entro un certo limite. Questa è la ragione della esplosione dei contratti rivalutabili negli anni ’90. Sebbene i nuovi prodotti non abbiano questa caratteristica per chi la conserva è un vantaggio indiscutibile.

4 – esenzione dell’imposta di bollo

I contratti del ramo 1 sono esenti dall’imposta di bollo dello 0,20%. Ciò rende molti prodotti concorrenziali rispetto, ad esempio, ai conti deposito.

5 – esenzione dalle imposte di successione

Le somme assicurate in virtù di contratti sulla vita sono esenti dalle imposte di successione. Esse, inoltre, escono dall’asse ereditario e possono essere trasferite a soggetti esterni al proprio nucleo familiare.

Gli svantaggi delle assicurazioni sulla vita

Questi, invece, gli svantaggi cui i clienti vanno incontro:

1 – costi elevati

I prodotti assicurativi sono soggetti a due tipi di costo. Da un lato abbiamo i caricamenti, che vanno a decurtare l’importo effettivamente investito di una quota compresa tra il 3 e l’8%. D’altro canto abbiamo i costi di gestione. Essi possono consistere in una quota parte del rendimento delle gestione separate che viene trattenuta dalla compagnia. Oppure in una percentuale in termini di costo di gestione sulle Unit.

In entrambi i casi possiamo pensare ad un costo annuo compreso tra l’uno ed il 3%.

2 – rigidità

Nonostante siano venduti come “salvadanai” le polizze sono contratti rigidi da cui è difficile uscire, a meno del pagamento di ulteriori costi. Inoltre si tratta di schemi preconfezionati che non prevedono variazioni personalizzate.

3 – perdite elevate

A dispetto del nome, le assicurazioni non sempre “garantiscono” il capitale. A meno di parlare dei contratti di capitale differito rivalutabili o di rendita il rischio è di perdere in parte il proprio denaro. Ciò accade, ad esempio, se i premi sono impiegati in quote di fondi assicurativi “rischiosi”.

Le principali compagnie assicurative

Ecco, in breve, i principali “attori” del mercato assicurativo cui rivolgersi per stipulare un contratto. Va detto, per dovere di cronaca, che nessuna compagnia importante è fallita finora. Alcune, poi, vantano addirittura una storia centenaria:

  • Intesa San Paolo
  • Alleanza
  • Generali
  • Poste Italiane
  • Allianz
  • Mediolanum
  • FWU Life
  • Fideuram
  • Zurich

Investire in polizze vita conviene? Le nostre opinioni

A nostro avviso la sottoscrizione di questi prodotti è sconveniente. L’investitore farà bene ad evitarle se non vuole correre rischi eccessivi, pagare costi elevati e trovarsi in tasca un portafoglio finanziario che potrebbe costruire da solo con gli ETF.

Costi esorbitanti

La presenza di costi decisamente elevati rappresentano un freno alla sottoscrizione di questi strumenti. A titolo di esempio un contratto che assicuri una rendita vitalizia del 5% ad un sessantenne in cambio della rinuncia del capitale implica che ci vogliano venti anni per recuperare il premio. Inoltre ci si spossessa del tutto della propria disponibilità.

Discorso simile per le Unit, zavorrate da costi pesanti che ne abbattono i guadagni anche durante le fasi molto positive dei mercati, come quelle degli ultimi anni.

Garanzie inutili

Nei “pacchetti” vengono spesso comprese tutele di cui l’investitore non ha bisogno. Ad esempio la diaria per ricovero ospedaliero o la controassicurazione che restituisce i premi in caso morte. Nel primo caso basterà stipulare un contratto “puro” con costi bassi; nel secondo un qualunque portafoglio finanziario è trasmissibile agli eredi.

Gestioni separate poco redditizie

In un contesto caratterizzato, comunque, da bassi tassi di interesse la profittabilità delle gestioni separate è diminuita. Le commissioni di retrocessione impattano molto prendendo quasi tutto il guadagno finale. Inoltre le penali di uscita sono particolarmente gravose se si vuole disinvestire.

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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari