Come funziona lo scudo anti spread, il meccanismo di protezione della BCE

29 Luglio 2022

scudo anti spread

Lo scudo anti spread è il nuovo strumento varato dalla Banca Centrale Europea per garantire una corretta ed uniforme trasmissione della politica monetaria. Ecco come funziona e quali implicazioni avrà per gli investitori.

Cos’è il TPI

Il Transmission Protection Instrument (TPI), noto come scudo anti spread, è uno strumento varato dalla BCE a luglio 2022 con lo scopo di evitare che attacchi speculativi penalizzino i titoli di stato dei Paesi più indebitati. In sintesi esso sarà attivato “per contrastare dinamiche di mercato ingiustificate e disordinate che rappresentano una seria minaccia per la trasmissione della politica monetaria nell’area dell’euro”.

La creazione dello strumento vuole evitare il ripetersi della crisi del 2011, quando il differenziale di rendimento tra BTP e Bund arrivò a 500 punti, mettendo a rischio la sostenibilità del debito pubblico e la stessa unione monetaria.

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Come funziona lo scudo anti spread

La BCE potrà effettuare acquisti sul mercato secondario di titoli emessi in giurisdizioni che subiscono un deterioramento delle condizioni di finanziamento non giustificato dai fondamentali specifici del Paese, per contrastare i rischi al meccanismo di trasmissione nella misura necessaria. Il comunicato ufficiale di Francoforte è quanto mai fumoso.

In effetti è proprio la discrezionalità nel suo utilizzo che rende lo scudo uno strumento su cui gli esperti nutrono parecchi dubbi e perplessità. In sintesi la Banca Centrale potrà comprare, senza limiti, titoli pubblici di durata compresa tra uno e dieci anni, per ridurre gli spread.

Gli acquisti finiranno quando la trasmissione della politica monetaria sarà migliorata in modo duraturo. Tuttavia anche un peggioramento della situazione macroeconomica e debitoria del Paese potrà indurre lo stop al programma.

Criteri di attivazione

Affinché il meccanismo di protezione sia attivato è necessario che sussistano i seguenti requisiti. Presupposto fondamentale è che gli Stati coinvolti perseguano politiche fiscali sane e sostenibili. Ecco, in breve, cosa è necessario per attivare lo scudo:

  • conformità al quadro di bilancio UE. È necessario non essere sottoposti a misure di infrazione per deficit eccessivo o aver adottato misure idonee in seguito a richieste della Commissione (ad esempio il rispetto degli impegni presi con il Pnrr);
  • assenza di gravi squilibri macroeconomici. Laddove il peggioramento dello spread dipenda da un deterioramento dei fondamentali e non da attacchi speculativi il meccanismo non sarà operativo;
  • sostenibilità fiscale e del debito.

Alla luce di ciò emergono alcuni punti critici dello strumento, soprattutto nell’ottica dell’investitore.

Luci ed ombre

Dal punto di vista macroeconomico lo scudo è uno strumento complesso, costoso da attivare e discrezionale. Ma quali sono le implicazioni per l’investitore? Senza dubbio il sapere che c’è un “acquirente di ultima istanza” dei nostri BTP potrebbe rendere i risparmiatori meno attenti alle dinamiche del debito italiano.

Ad esempio una persona potrebbe essere tentata di aumentare in modo considerevole la quota di BTP in portafoglio nella speranza che i tassi non saliranno più di tanto grazie all’intervento della Banca Centrale. Un ragionamento di questo tipo è fuorviante.

Lo scudo, infatti, evita che a crescere sia il differenziale dei tassi e non il loro livello in assoluto. Inoltre una riduzione degli spread potrebbe avvenire grazie alla vendita dei Bund e non all’acquisto di BTP. Ciò non avrebbe nessun impatto su chi detiene BTP. Infine gli speculatori potrebbero essere tentati di “testare” lo strumento, mettendo sotto pressione la BCE.

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