Conviene investire in titoli di Stato nel 2024?

15 Maggio 2024

conviene investire nei titoli di stato

E se investire in titoli di Stato fosse meno conveniente di quanto sembri?

I risparmiatori italiani sono da sempre attratti dagli investimenti obbligazionari e, di recente, l’aumento dei tassi di interesse ha scatenato un crescente interesse tra coloro che stanno valutando di investire nei titoli di Stato italiani. La sicurezza intrinseca di questi strumenti di investimento rimane un punto di forza fondamentale, nonostante la possibilità remota di default. Scopriamo allora come sfruttarli.

Cosa sono i titoli di Stato?

I titoli di Stato rappresentano obbligazioni governative a breve, medio o lungo termine emesse dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per finanziare spese legate alle infrastrutture pubbliche o per dare impulso allo sviluppo economico del paese. 

Sia gli investitori privati che quelli istituzionali allocano il proprio capitale con l’obiettivo di ricevere pagamenti semestrali di cedola o di ottenere apprezzamenti di capitale alla scadenza o in caso di vendita anticipata.

La fattibilità dell’investimento in titoli di Stato è influenzata da diversi fattori, tra cui l’orizzonte temporale scelto, le previsioni sull’inflazione e le condizioni generali del mercato obbligazionario. La durata delle obbligazioni può variare da pochi mesi a un massimo di 50 anni. I titoli a breve termine tendono a offrire rendimenti più bassi, mentre quelli a lungo termine generano rendimenti maggiori, anche se le condizioni di mercato potrebbero richiedere una vendita anticipata prima della scadenza.

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I diversi tipi di titoli pubblici italiani

Esistono differenti tipologie di titoli di Stato. Sebbene il loro esame approfondito esuli dagli obiettivi di questo articolo, vediamo in sintesi quali sono i principali strumenti finanziari in circolazione.

BOT, i buoni ordinari del Tesoro

Sono titoli privi di cedole a breve scadenza il cui guadagno corrisponde alla differenza tra il valore nominale (di rimborso) ed il prezzo di acquisto o di sottoscrizione. La durata standard è 3, 6 e 12 mesi. Tuttavia vengono emessi dei Buoni con una durata inferiore all’anno a seconda delle necessità di casa del MEF, il Mistero per l’Economia e le Finanze.

I titoli semestrali e gli annuali sono emessi una volta al mese. I BTO trimestrali e quelli “fessibili”, invece, sono piazzati in base alle esigenze del Tesoro.

BTP

Esistono diversi tipi di Buono del Tesoro Poliennale. La caratteristica che li accomuna è la durata che va da un minimo di 18 mesi ad un massimo di 50 anni. Ecco, in breve, le varie opzioni disponibili:

  • BTP€i: sono buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’inflazione europea, misurata mensilmente dall’Eurostat ed espressa con l’indice armonizzato dei prezzi al consumo con esclusione del tabacco (“HICP ex tobacco”).
  • BTP Italia: sono titoli che pagano interessi indicizzati all’inflazione italiana (basata sull’indice FOI). In pratica ogni cedola semestrale comprende una parte fissa più il recupero inflazionistico sia sul capitale sia sugli interessi. La loro scadenza è di 4, 5, 6 o 8 anni.
  • BTP Short Term: hanno preso il posto dei CTZ, i certificati del Tesoro Zero Coupon). Sono titoli a breve scadenza privi di cedola periodica.
  • BTP Valore: sono titoli pubblici con cedola crescente e con premio fedeltà per chi li porta fino alla scadenza.
  • BTP standard: sono il classico titolo di stato con scadenza fissa, cedola costante e durata compresa tra 3 e 50 anni.

CCT

Sono titoli a tasso variabile la cui cedola è pari al tasso Euribor a 6 mesi più una maggiorazione detta spread. Si tratta di titoli indicati sia per gli investitori più prudenti, sia per coloro i quali temono che i tassi di interesse possano salire, da qui alla scadenza. La loro durata varia da 3 a 7 anni, Prima del 2010 la cedola semestrale era agganciata al rendimento dei BOT.

Acquistare i titoli

I risparmiatori interessati a investire devono tenere presente che i titoli possono essere sottoscritti per un importo nominale di 1.000 € o multipli di questa cifra. Gli acquisti possono avvenire sia durante la fase di emissione iniziale, attraverso aste condotte dal Ministero dell’Economia, sia nel mercato secondario

In entrambi i casi, gli investitori devono rivolgersi a intermediari autorizzati, come banche o società di investimento. L’asta determina la quantità di titoli emessi e il prezzo viene stabilito in base alle dinamiche di domanda e offerta. Nel mercato secondario, gli investitori acquistano titoli esistenti da altri, a prezzi determinati dal mercato.

Per valutare l’attrattiva dell’investimento, è fondamentale valutare il rendimento, che può derivare da diverse fonti in base alle scelte dell’investitore. Nonostante siano considerati investimenti sicuri, è possibile ottenere rendimenti negativi. Bisogna distinguere tra: 

  • Tasso di Cedola: I titoli garantiscono pagamenti periodici di cedola con tassi fissi nella maggior parte dei casi, offrendo agli investitori un flusso di reddito prevedibile.
  • Premio/Scarto di Emissione: Se il prezzo di emissione è inferiore (premio) o superiore (scarto) al valore nominale, possono verificarsi guadagni o perdite di capitale.
  • Vendita Anticipata: Gli investitori possono vendere le obbligazioni nel mercato secondario prima della scadenza, il che può comportare rendimenti positivi o negativi in base alle fluttuazioni dei tassi di interesse di mercato.

Comprendere il mercato obbligazionario consente di individuare il momento ottimale per investire. Anche se il mercato è generalmente stabile, con lievi fluttuazioni dei prezzi, una strategia di investimento a lungo termine e ben diversificata riduce l’importanza del tempismo per entrare nel mercato.

Conviene investire in titoli di Stato? I nostri consigli

I titoli di Stato vantano il beneficio di cedole prevedibili e un rischio emittente relativamente basso. Tuttavia, i titoli a breve termine potrebbero risultare meno attraenti a causa dei rendimenti ridotti, mentre quelli a lungo termine presentano un livello maggiore di incertezza dovuto alle possibili vendite anticipate e al conseguente aumento del rischio.

I BTP, ad esempio, continuano ad attirare gli investitori in cerca di asset sicuri e a basso rischio. Tuttavia, anche con la solida reputazione fiscale dell’Italia, nessun investimento è completamente esente da rischi. In particolare la crescita smisurata del debito pubblico italiano, aggravatasi a causa delle misure di contrasto del COVID-19, ha sbilanciato la relazione rendimento.

Sappiamo, in breve, che un’attività finanziaria qualsiasi per essere appetibile deve produrre un guadagno atteso che tenga conto del rischio che la stessa comporta. Ora, sebbene i titoli di Stato italiani siano più redditizi di quelli greci, il loro guadagno non considera nella dovuta misura, il rischio che si assume. In particolare l’intero impianto debitorio italiano si regge sulla fiducia che i titoli in scadenza verranno rimpiazzati da altri nuovi che il mercato assorbirà.

L’affievolirsi dell’intervento della BCE è contrappesato dal ritorno degli investitori privati. A fine 2021, ad esempio, questi ultimi detenevano il 6,4% dei titoli emessi dal Tesoro (con il debito che viaggiava intorno a 2.570 miliardi), mentre oggi le imprese e soprattutto le famiglie detengono il 13,5% di un debito pubblico che a fine febbraio scorso ha toccato 2.850 miliardi di euro. Fonte: il sole24ore.

Si tratta senza dubbio di un aspetto positivo: le famiglie, infatti, tendono a comportarsi maggiormente come cassettisti evitando che scambi frequenti sui mercati rendano i prezzi più sensibili agli umori degli investitori. Tuttavia è bene tenere presente che investire solo in titoli di Stato italiani non conviene.

Chi avesse optato, ad esempio, per un approccio più diversificato aggiungendo ai bond domestici altre classi di attivo (come una quota di azioni, di oro, di REITs, di bond corporate, ecc) avrebbe ottenuto risultati migliori riducendo al contempo i rischi.

Consultare consulenti indipendenti in queste fasi può rivelarsi prezioso: guidano gli investitori nella scelta di asset appropriati e nella creazione di portafogli di investimento personalizzati. Per chi vuole una ricetta pronta per l’uso, secondo il nostro Ufficio Studi non ha senso avere una quota di BTP che superi il 40% dell’intero portafoglio investimenti.

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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari