Il regime fiscale degli ETF: tassazione, dividendi e minusvalenze

25 Febbraio 2022

tassazione ETF

La tassazione degli ETF è uno dei punti più spigolosi da affrontare per l’investitore consapevole. In particolare preoccupa il regime fiscale sfavorevole. Ma non per questo i cloni non sono validi, anzi.

La fiscalità degli ETF in sintesi

Nel 2014 il Governo Italiano ha effettuato importanti modifiche alla fiscalità degli ETF, in  seguito al recepimento della direttiva europea 2011/61/UE AIFM. In primo luogo si è effettuata  una riclassificazione dei proventi classificati come reddito da capitale (e tassati al 26%).

Le minusvalenze, invece, sono identificati come redditi diversi. Il calcolo del “capital gain considera la differenza tra il prezzo di  vendita e quello di acquisto. Quest’ultimo aspetto ha rappresentato una importante  semplificazione per gli investitori, in quanto prima di questa modifica le plusvalenze venivano calcolate considerando sia il differenziale di prezzo sia la differenza tra i NAV (Net Asset Value) di acquisto e di vendita.

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Exchange Traded Found: costi e vantaggi

Chi ci segue da tempo sa che apprezziamo questi strumenti, sia grazie ai loro costi bassi, sia per la loro flessibilità e trasparenza. Ecco, tuttavia, una sintesi dei punti di forza dei replicanti:

  • Ridotti costi di gestione e assenza totale di commissioni di ingresso e di uscita
  • Trasparenza: la loro composizione è d’immediata consultazione sul sito degli emittenti
  • Trattazione in tempo reale: è possibile comprarli e venderli durante tutta la giornata borsistica
  • Liquidità, grazie alla presenza di operatori specialisti.

La tassazione degli ETF, però, è un aspetto importante e sfavorevole. Ciò accade perché non è possibile compensare plus e minus. Vedremo in seguito come ovviare a questo problema.

Il regime fiscale dopo il 2014

Nel recepire la direttiva UE il Governo ha previsto un aumento generalizzato dell’imposizione fiscale sui proventi derivanti dagli ETF, che dal 30 giugno del 2014 sono tassati al 26%. In assenza di effetto retroattivo solo i proventi (dividendi e plusvalenze) maturati dopo tale data subiranno una tassazione del 26%. 

Da questa linea di demarcazione derivano due principali conseguenze: in primo luogo, in caso di  vendita di una posizione in guadagno, la quota maturata prima del 30 giugno 2014 subirà una tassazione del 20%. La parte maturata successivamente, invece, sarà soggetta alla nuova  imposizione fiscale.

Regime fiscale e ruolo degli intermediari

Gli investitori hanno la possibilità di scegliere a quale regime fiscale aderire nel momento  dell’apertura del rapporto con il proprio intermediario.  

Nel regime dichiarativo gli investitori riceveranno i relativi proventi al lordo dell’imposizione  fiscale. Essi dovranno calcolare in maniera autonoma i guadagni che dovranno essere dichiarati nel proprio modello UNICO o 730. 

Nel regime amministrato, invece, gli intermediari entrano in gioco semplificando notevolmente le cose. Questi, infatti, operano come sostituto d’imposta,  accreditando all’investitore il provento al netto della relativa tassazione, similmente a come accade ai lavoratori dipendenti.

Risulta evidente come il regime dichiarativo sia de facto più impegnativo per l’investitore, in  quanto calcolare in maniera autonoma la tassazione con precisione richiede specifiche competenze. Allo stesso tempo, però, si avrà una maggiore ottimizzazione fiscale nel dichiarativo, in quanto l’applicazione dell’imposta avverrà in un momento successivo.

Resta da precisare che, purtroppo, nel caso di intermediari o banche non residenti Italia si applica necessariamente il regime dichiarativo.  Ciò comporta un aggravio notevole in capo all’investitore.

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Minusvalenze, perdite e compensazione sugli ETF

Ma come possono comportarsi gli investitori con le minusvalenze?  In questo caso la questione diventa più problematica. Il legislatore, separando i proventi e le  minusvalenze in termini di definizione di reddito, ha reso impossibile la compensazione tra proventi (sia in termini di interessi che di plusvalenze) e minusvalenze  derivanti da operazioni in perdita.  

La legislazione risulta sfavorevole anche agli investitori che abbiano perdite su strumenti come singoli titoli azionari. In questo caso, infatti, non sarà possibile effettuare la compensazione  tra perdite azionarie e plusvalenze di ETF.  L’unica compensazione possibile è quella tra minus dei cloni e plus di titoli azionari o obbligazionari.

In teoria è possibile compensare plus e minus se gli ETF sono inseriti all’interno di una polizza unit linked. I costi elevati, però, rendono l’operazione non conveniente.

ETF a distribuzione e ad accumulazione: differenze fiscali 

Abbiamo già menzionato come la pianificazione fiscale sia un fattore molto importante per gli  investitori. Alla luce di ciò è meglio, date le altre condizioni, preferire gli ETF ad accumulo rispetto a quelli a distribuzione.  

Questi ultimi, infatti, pagheranno una cedola tassata, mentre i fondi ad accumulazione non subiranno alcuna  tassazione immediata. Le imposte, infatti, saranno pagate solo al momento della vendita del prodotto. Chi, invece, necessita di una rendita periodica potrà sacrificare il vantaggio fiscale per ottenere un flusso di cassa costante nel tempo.

Tassazione ETF e conti mentali

Il recupero delle minusvalenze è una vera e propria ossessione per gli investitori. Questi, però, rischiano di correre rischi eccessivi con singoli titoli solo nel tentativo di riprendere un credito fiscale.

Si tratta dell’errore dei “conti mentali“. In pratica se grazie ad una strategia corretta l’investitore guadagna 100 € netti, la sua ricchezza complessiva sarà cresciuta di tale importo. Ciò accade anche se, per ipotesi, il soggetto “perde” un credito fiscale di 100 €.

Il messaggio è chiaro: invece di voler recuperare ad ogni costo una minusvalenza è bene cercare di limitare le vendite in perdita. Inoltre grazie ad opportune strategie di portafoglio i guadagni ottenuti compenseranno al meglio la perdita del credito fiscale. Con buona pace delle minusvalenze.

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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari